Il gallo canterà
Dalla grande strada che arriva da Ouargla e da Touggourt e che prosegue verso il centro della città di Hassi Messaud, vicino alla grande posta, puoi vedere il piccolo campanile in ferro della chiesetta di Nostra Signora delle Sabbie. Grazie al lavoro di tanti amici e alla dedizione di padre Emmanuele Cardani è stata finalmente rimessa a nuovo. In cima al campanile, c’è un bel gallo in lamiera e sotto, due belle campane di bronzo lucente. Perché il gallo? Avendo costruito la chiesa i Padri Bianchi francesi, forse hanno voluto metterci uno dei simboli cari alla Francia, un tempo chiamata Gallia. Ma il gallo sul campanile, da una tradizione documentata fin dal IX secolo, è simbolo di colui che chiama alla penitenza e alla vigilanza e quindi anche simbolo di Cristo, che vuole svegliare i dormienti e divide con il suo canto la notte dal giorno. Il gallo poi, nei Vangeli, è ricordato nell’episodio del rinnegamento di Gesù da parte di Pietro. Dopo aver detto più volte: «Non so chi sia Gesù, non sono del suo gruppo», incrociò lo sguardo di Gesù, pianse amaramente e il gallo cantò! Segno di un amore non ancora spento. Tutti e quattro i Vangeli ne parlano. Per ora il gallo di Hassi Messaud è lì in attesa… Ogni venerdì, vede arrivare alcuni cristiani, gli operai e i tecnici del petrolio, che pregano in varie lingue, e sente qualche canto, non certo forte come il suo. E le campane? Le campane sono nate per manifestare lo stato d’animo del popolo cristiano nelle diverse circostanze: il suono solenne e gioioso richiama i fedeli alle celebrazioni, semplici e tristi rintocchi annunciano le esequie, consolando e invitando alla speranza nella vita futura, ecc. Ma quelle di Nostra Signora delle Sabbie sono lì, ferme, in attesa che un giorno siano riallacciate alla corda e che si sveglino dal sonno di mezzo secolo e possano esprimere ancora i loro rintocchi… Sì, verrà il giorno in cui il gallo farà sentire la sua gioia e le campane giubileranno perché gli abitanti di Hassi Messaud capiranno che sono tutti fratelli, anche se di diversa cultura e religione, creature dello stesso creatore, figli dello stesso Padre. Cari amici, avvicinandosi le feste pasquali, vi mando i miei auguri. Tanti sono i segni di paura e di speranza. Viviamoli uniti tra noi e con tutti i fratelli del mondo, accanto al Crocifisso e al Risorto.