Il pensiero del Giudizio e del Paradiso
Tempo fa, una ragazza che aiuto nello studio, mi ha mandato una e-mail con gli auguri di Natale. Mi augurava di essere sulla strada che conduce al mio Paradiso. Le risposi ringraziandola e dicendole che un giorno saremo stati insieme nello stesso Paradiso.
Questa questione viene spesso nei nostri dialoghi. Una sera con tre persone di un certo livello intellettuale ne abbiamo parlato a lungo. Ma più che l’unicità del Paradiso, interessava loro la realtà che il Paradiso è Dio stesso, e che lo si può vivere già nel momento in cui ci si parla.
Anche i saggi musulmani hanno scritto e parlato molto del Paradiso. Ne riprendo alcuni già citati in un’altra cartolina. Così Ibn al Mubarak (m. 797): «Gesù figlio di Maria soleva dire: “L’amore per il Paradiso e il timore dell’Inferno procurano la pazienza nell’afflizione e tengono lontano il servo di Dio dal conforto mondano”». «Dio ha detto a Gesù in ispirazione: “Ti ho fatto dono, Gesù, dell’amore per i poveri e della misericordia verso di loro. Tu li ami ed essi ti amano; ti gradiscono come imam e guida, e tu li gradisci come compagni e seguaci. Sono due disposizioni innate: sappi che colui che si presenta all’incontro con me con entrambe, mi incontra con l’opera più pura, quella che io amo di più”».
Il mistico Abu Nu’aym (morto nel 1038): «Fa di me il tesoro della tua vita futura; confida in me e io ti proteggerò; sii paziente nella prova e contentati del tuo destino. Sii a me vicino e ravviva il ricordo di me. Il mio amore sia nel tuo cuore, abbi sete di me in vista del giorno in cui sarai dissetato presso di me. Se i tuoi occhi potessero vedere ciò che ho preparato per i miei amici, i giusti, il tuo cuore verrebbe meno per il desiderio»
Anche l’idea del giudizio è continuamente presente nel buon musulmano. Al-Ghazali (m. 1111) scrisse: «Gesù ha detto: “Da quando il morto viene collocato per il funerale fino al momento in cui viene posto sull’orlo della tomba, Dio gli pone, per la potenza che ha su di lui, quaranta domande; la prima è: ‘Servo mio, per anni hai dato lustro alle creature, ma a me neppure un’ora!’. Ogni giorno Dio guarda nel tuo cuore e dice: “Perché tu operi per altri al di fuori di me, mentre sei circondato dalla mia bontà? Sei forse sordo? Non ascolti?”».
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