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Icona decorativaIcona decorativa10 Novembre 2014 Silvano Zoccarato

Il ponte del cuore

Papa Francesco dice che servono ponti non muri. Uno dei ricordi dei miei primi giorni in Algeria è l’impressione vissuta quando ho passato alcune ore in una famiglia algerina. Ancora tutto confuso per il cambiamento di vita, non solo mi sono sentito accolto con cordialità, ma vivevo la sorpresa di non sentire una grande differenza tra il mio ambiente italiano e quello della famiglia che mi accoglieva, e di sentirmi come a casa mia. Non dimentico le stesse impressioni quando venivo accolto in Camerun dalle famiglie cosiddette “pagane” e anche poligame, che vivevano un calore umano tra marito, moglie, mogli, e figli… Poi col tempo, cresceva la conoscenza delle diversità, ma soprattutto lasciavo il cuore esultare quando coglievo momenti di vicinanza. Vi racconto alcune “rose di sabbia”, testimonianze colte in Algeria che mi confermano nella vicinanza profonda dei cuori, più profonda delle diversità di religione e cultura. Lui va al lavoro, a fare il pane. Io vado a pregare con le Piccole Sorelle. Ci incrociamo ogni mattina e ci diamo il saluto del buon mattino Sbah Kair, Sbah Nour (mattino di bene, mattino di luce). Dopo alcuni giorni, frena la bicicletta, si ferma e mi dice: «Ci conosciamo, ora salutiamoci col nostro saluto musulmano Salam aleikum pace a voi». La signora N., diplomata e attiva nella società algerina, afferma chiaramente che si è formata alla scuola dell’amicizia coi preti e con le suore del suo villaggio e che sono i suoi migliori amici. E dice: «Vi trovo gli autentici valori dell’islam». Frère Christian de Chergé, il priore ucciso assieme ai suoi compagni a Tibherine, aveva un amico musulmano e con lui viveva lunghi momenti di dialogo e di amicizia. Ma dopo un periodo in cui era stato tanto occupato e aveva diradato gli incontri, si sentì richiamato all’ordine: «È da tanto tempo che non abbiamo più scavato il nostro pozzo!». Si capivano bene, tanto che frère Christian gli chiese: «E in fondo al nostro pozzo, cosa troveremo? Acqua musulmana o acqua cristiana?». L’altro gli disse: «Lo sai bene che in fondo al nostro pozzo c’è l’acqua di Dio». Anche Maria è la mamma di tutti. «Capisce l’Arabo?», chiede una donna musulmana a una suora, indicando la statua della Madonna nella Basilica Nostra Signora Africa di Algeri. «Certo», le dice la suora. «Allora le svuoto il cuore». Paul Desfarges, vescovo di Costantine, dice: «Sperimentiamo una fraternità più profonda di quella dei legami familiari, religiosi o nazionali. Con tutti, parenti, amici, colleghi e amici musulmani, la fraternità non sarebbe vissuta in Cristo se non fosse fraternità autenticamente umana. Che Cristo sia nominato o no, l’importante è di lasciarci condurre a questa fraternità di umanità che cresce come puro rispetto, puro servizio, gioia di ogni gioia, sofferenza di ogni sofferenza. Il cuore profondo, più interiore di quello sensibile, permette di traversare le differenze religiose». Al di sotto delle diversità religiose e culturali c’è un cuore unico. Quando ci si saluta, si mette la mano sul cuore e il cuore ci unisce.

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