In ricordo di mons. Duval
Nadjia Bouzeghrane scrive, nel giornale algerino El Watan del 25 marzo 2012, una testimonianza sul Card Duval. Mons Duval, fin dal suo arrivo in Algeria nel 1947, ha operato per far riconoscere il diritto degli Algerini alla giustizia. «Dobbiamo rileggere gli scritti di Mons Duval – dice Christine Ray autrice del libro Il cardinal Duval, vescovo di Algeri -; questo uomo è una coscienza. Le parole giustizia, fedeltà agli algerini» riassumono la personalità del prelato. I cambiamenti della Seconda Guerra mondiale l’avevano convinto che il tempo delle colonie era finito. Fin dal suo arrivo a Costantine, egli si mette in contatto con i responsabili delle comunità musulmane ed ebree. Vede subito l’ingiustizia coloniale, la miseria degli algerini, e dice: «Bisogna essere ciechi per non vedere l’ingiustizia e le conseguenze che ne derivano». Qualche settimana prima dello scoppio della lotta armata, nel 1954, è nominato arcivescovo di Algeri. Nel 1956, in una lettera ai preti in Algeria, impiega il termine “autodétermination” (autodeterminazione), mentre il suo predecessore non smetteva di predicare i benefici della colonizzazione. «Non mi si dica che l’amicizia è impossibile tra uomini di condizioni, di razze, di confessioni diverse», dichiara il giorno della sua entrata nella cattedrale di Algeri. Non si crea soltanto amici. Ma non è solo, un certo numero di cristiani d’Algeria, come i Chalet o il padre Samson, aveva capito questo problema della giustizia. Nel 1962. chiama gli europei a restare e a partecipare allo sviluppo dell’Algeria indipendente e ne chiama altri a venire come cooperanti.«È necessario dire che non bisogna sopprimere le nostre scuole e che devono essere le prime a promuovere il bilinguismo e la cultura algerina». Lo stato algerino offre a mons. Duval la nazionalità algerina nel 1965. Alla sua morte, nel 1996, vengono celebrato funerali di stato.