Ingenui a Yaounde?
Prima che me lo diciate voi, me lo chiedo io. Dopo due anni a Sotto il Monte (BG), ho vissuto un mese a Treviso nella nostra nuova sede, accanto alla Chiesa Votiva, con la continua attenzione e preoccupazione di evitare contagi o di darli, con la mascherina incollata dagli occhi alla barba e le mani sempre lavate, e sentendomi controllato per evitare quello che mi accadde. Una signora con uno sguardo severo, entrando in un negozio mi segnalò che non coprivo bene anche il naso con la mascherina.
A Sotto il Monte, frequente il suono dell’ambulanza e dell’elicottero, e impressionante l’immagine televisiva dei camion che trasportavano le bare dei defunti. Gli ultimi giorni a Treviso furono difficili e sempre con l’incertezza di non riuscire ad avere i documenti sufficienti e validi per poter partire. Dalle due e trenta del mattino del primo novembre sono nel seminario del PIME a Yaoundé (Camerun), dopo una giornata in aereo controllato in ogni passaggio. Sulla documentazione del tampone, ottenuta con l’aiuto di una dottoressa e per grazia ricevuta, potevo sempre mettere il dito sulle lettere PCR e così passare.
Lunedì mattina, primo novembre, ho celebrato la festa dei Santi nella nostra chiesa di Mvog ebanda. Io con la mascherina, il concelebrante senza, nella folla due mascherine. Ieri, in città ho visto gli alunni uscire da scuola, qualcuno con la mascherina. Nei negozi e uffici pubblici, non in tutti, si entra con la mascherina. Chiedo a persone di vario ceto sociale che cosa si pensa. Più di uno mi dice: «Qui il virus non c’è!».
Dalla finestra della mia stanza vedo la gente camminare per strada, numerosa, senza la mascherina. Sto accorgendomi di scrivere con leggerezza su un argomento così tremendo e mondiale. Anche prima di partire, alcuni mi dissero ‘ingenuo’ e peggio. Continuerò a muovermi con la mascherina e pregherò con voi che si sia prudenti anche in Camerun. Sì, uniti nella preghiera!
Articoli correlati
Mare Mosso
E’ trascorso un mese dal mio arrivo in Bangladesh. Sapevo che dallo scorso luglio la vita di questo grande paese con …
Dall’Iran all’Italia per arrivare alle Olimpiadi di Parigi
Nella squadra olimpica dei rifugiati, ci sono anche due giovani iraniani, Iman Mahdavi e Hadi Tiranvalipour, che in I…
Ritorno
Eccomi qui, di nuovo con una “scheggia” certamente inattesa: la precedente, numero 239, risale a più di un anno fa: n…