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La mia nuova missione a Sotto il Monte

Sono arrivato venerdì scorso, 27 gennaio, nella comunità di missionari del Pime prestano servizio di accoglienza ai pellegrini che giungono a Sotto il Monte per visitare Papa Giovanni nella sua casa natale. I missionari che vi abitano accanto, rispondono anche alle chiamate dei parroci e delle comunità religiose della zona per la celebrazione di Messe, confessioni e predicazione di vario genere. Sono stato accolto con squisita fraternità dai confratelli che già mi conoscevano. Anch’essi  sono stati missionari in varie parti del mondo e ora continuano a condividere e a testimoniare  la loro fede e la passione di annunciare il Regno di Dio a quanti arrivano a Sotto il Monte. La prima pellegrina che ho ascoltato mi ha detto: «Ho sognato Papa Giovanni nel suo abito bianco e mi ha parlato per consolarmi. Mi diceva: “So che soffri perché i tuoi tre figli non ti seguono più nella tua fede e li vorresti ancora uniti a te. Coraggio… continua ad amarli e a pregare”. Allora sono venuta subito per rivederlo e risentirlo. Mi aiuta tanto». Il responsabile della comunità mi dice che continuano ad arrivare, anche per telefono, richieste di preghiere per persone in situazione di difficoltà e di sofferenza. In poche ore, negli incontri di ogni genere, anche nel confessionale, sto scoprendo una realtà che non immaginavo. Il cardinale Loris F. Capovilla, segretario del Papa che ha vissuto gli ultimi anni qui a Sotto il Monte, nella prefazione al libro su Papa Giovanni di Francesco Valsasnini del Pime, dice: «A chiunque scruta con meditata attenzione l’avventura di Giovanni XXIII, a chi si interroga circa l’umano e cristiano successo delle sue parole e dei suoi atti, a chi rimane stupito dinanzi al prodigio della sua sopravvivenza potrebbe giovare una ulteriore riflessione. Figlio di un coltivatore dei campi, entrato settantasettenne nella successione di Pietro, pescatore di Galilea, col nome prestigioso di Giovanni, chiese al Signore ed ottenne una stella e un cuore puro, e gli uomini, persino i più svagati, convinti che camminano alla luce della fede, la sua stella, col cuore di fanciullo, gli fecero credito». È troppo presto per dirvi quello che potrò vivere qui a Sotto il Monte come missionario. Per ora, mi piace il motto di Papa Giovanni “Oboedientia et Pax” che lo ha guidato in tutta la vita e sto chiedendogli  di aiutarmi a viverlo anch’io. E mi è piaciuto anche che Loris Capovilla dica che «si resta stupiti del prodigio della sua sopravvivenza». Sì, questa è anche la mia sorpresa, non immaginavo di sentirlo ancora vivo, soprattutto quando ascolto i pellegrini e quando vedo dentro la sua casa innumerevoli ex voto per grazie ricevute con foto e scritte come questa: «Uscito per miracolo», e pareti intere di fiocchi rosa e azzurri con foto e nomi di bimbi che i loro genitori presentano a Papa Giovanni per dirgli “Grazie!”. Non cammini in questi ambienti senza sentire qualcosa. Papa Giovanni, accanto a Gesù, ci vede e sente quello che c’è nel nostro cuore. Ora, più da vicino, potrò pregare Papa Giovanni per voi e per i miei amici del Camerun e dell’Algeria.

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