La “primavera araba” di Milano
Ho letto su “Repubblica” del 31 dicembre 2016 questo annuncio interessante e ho scelto alcuni commenti (i più seri) che rivelano riflessioni utili al proseguimento di un dibattito. Come pensano alcuni italiani e alcuni immigrati integrati.
«Sono giovani, di origine egiziana, ma nati in Italia: studenti, ingegneri, farmacisti, musulmani, copti, atei. Vogliono abbattere gli stereotipi, affermare il loro diritto a una cittadinanza piena e virtuosa. Non si sentono rappresentati dalle associazioni arabe che operano sul territorio. Vogliono metterci la faccia per realizzare un sogno: la primavera araba di Milano. Ecco i ragazzi di Italeya, scesi in strada in largo Cairoli per dare voce al loro messaggio di pace. Hanno chiesto a milanesi e turisti di scattare una foto insieme a loro in segno di condivisione e realizzato un video con l’agenzia Metamorfosis Pro per raccontare chi sono e cosa vogliono». (Francesco Gilioli e Antonio Nasso)
Alcuni commenti
«Dobbiamo sostenerli questi ragazzi sono un esempio ma troppo ridotto perciò dovrebbero entrare in un partito e lottare per la laicità e la vera integrazione, belle storie e bei volti aperti. Rispetto agli imam che vediamo in tv, donne velate che vogliono burkini e piscine separate, usi tribali, questi danno speranza ma sono minoranza». ragazza della video dice : ” nel nostro paese ” . Forse
«L’integrazione è soprattutto una questione individuale. I ragazzi di questo servizio sono italiani in tutto e per tutto. Non è una sfumatura della pelle che fa la cittadinanza».
«Meno male che arriva un po’ di giovane forza lavoro, ne abbiamo un bisogno disperato».
«Il problema è che la gente più istruita, quella che vuole un futuro, possibilmente migliore di quello che ha al momento, va nel Nord Europa. Qui ci rimane la manovalanza e chi vuole delinquere, perché qui ognuno può fare quello che vuole, e questo l’hanno sicuramente imparato dagli italiani, che siamo noi».
«C’è poco da essere razzisti, scoppia una bomba, arriva un tir, e chi è che dirige l’azione? Un musulmano. È questo che fa diventare razzisti».
«Milioni di italiani migranti all’estero da decenni o forse più, mantengano a tutt’oggi ben salde le proprie origini. Ma non solo, e l’esempio degli Stati Uniti è calzante con quelle sue famiglie o clan, e dimostra che non c’è stata nessuna intenzione di integrazione. Anzi, hanno portato il peggio delle loro origini».
«Puoi anche avere ragione, ma in una folla di 100 persone uno con la pistola che spara (per dire: è un’iperbole) si nota assai più degli altri 99 che conducono la loro vita tranquilla e normale. È questo il vero problema. I fanatici, gli esagitati, i delinquenti, purtroppo fanno “rumore” più degli altri, e questo può stravolgere la percezione di certi eventi».
«Gli amici del liceo di origine mediorientale e africana di mio figlio aderiscono a tanti stili diversi, molto diversi da quel cliché tutto “madrassa e casa” che invece si nota per le strade: quelle ragazze non fanno parte del tuo immaginario di “ragazza araba” perché NON LE NOTERESTI nemmeno.
Ciao Paolo, io ho origine marocchina ma sono cresciuto a bologna e sono italiano da 8 anni. Vivo in Giordania ma torno regolarmente nel belpaese perché questa è casa. Di ragazzi come me ce ne sono tanti e ce ne saranno sempre di più se ci saranno politiche di integrazione intelligenti nelle scuole e nella società più in generale. Ma anche un tono piu conciliante e meno giudicante da parte dei nostri concittadini potrebbe aiutare. Il fenomeno dell’immigrazione e dell’integrazione in una cultura nuova è una sfida complessissima soprattutto se si arriva da realtà così diverse (vada a chiedere agli italiani che se ne sono andati all’estero). Ci vuole pazienza, impegno da parte di tutti perché tutti ne traiamo benefici (migliori condizioni di vita per chi arriva e figli, contributi e giovane forza lavoro per le società di arrivo). Speriamo in un futuro plurale e più ricco. Ciao e buone feste».
«Tutto giusto e tutto credibile quello che dicono questi ragazzi, ma quanti sono così? Questo campione quant’è rappresentativo di tutta la comunità araba a Milano e nel resto d’Italia? Questo è il dubbio, e se per ognuno di questi poi scopriamo che ce ne sono cento che non accettano l’occidente e vorrebbero vivere solo secondo le leggi arabo/islamiche, non ci siamo ancora. Non si può quindi fare di tutt’erba, un fascio».
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