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Icona decorativaIcona decorativa19 Febbraio 2016 Silvano Zoccarato

La vicinanza di Dio

Nel dialogo con alcuni amici musulmani, vivo momenti molto belli di sorpresa e di conferma, di bisogno e di approfondimento. A volte, un piccolo gesto è accompagnato da una parola che mi apre a un senso più grande. Giorni fa viene a trovarmi un amico cieco. Lo accompagno per mano ad entrare, facendo attenzione ai tre gradini dell’ingresso, e a sedersi sul divano vicino alla porta. Entrando dice «Bismillah, nel nome di Dio». E poi: «Sono venuto a trovarti, perché quando ci facciamo visita, Allah si fa più vicino». Non sono sicuro di aver capito bene e interamente l’espressione dell’amico e spesso chiedo ad altri che mi aiutino a capire. Cerco anche nel Corano o negli Ahadith. Ibn taymiyya dice che rendere visita al Profeta sepolto a Medina è un’opera pia che procura la vicinanza (qurba) di Dio. Non so se è giusto concludere che se compiamo opere buone facciamo Dio più vicino. Amare è far vivere Dio Nei dialoghi con amici di diversa religione, l’idea di Dio è la più frequente ed è espressa nei momenti quotidiani della vita vissuti con Dio. Come diceva Sant’Agostino: «Ritorna al tuo cuore e da lì al tuo Dio, perché il cammino non è lungo dal tuo cuore a Dio. Tutte le difficoltà vengono perché sei uscito da te: ti sei esiliato dal tuo proprio cuore, ritorna al tuo cuore». È meraviglioso sentire questa comunione di cuore a cuore con Dio, essere una sola esistenza, interdipendenti, solidali. Nel libro di Jean-Marie Ploux, Dieu n’est pas ce que vous croyez (“Dio non è quello che voi credete”) trovo queste riflessioni: «La parola di Dio ha bisogno dell’umanità. Maria dona il suo corpo perché la Parola nasca in Gesù. Questo è stato vero, a un altro titolo, anche quando Dio ha avuto bisogno di tutta l’umanità, di tutti i profeti, di tutti coloro che hanno accolto la Parola di Dio nel loro cuore e che vivono di Essa. Senza un “sì” degli uomini, non c’è parola di Dio tra loro. Helly Hettisun, giovane donna ebrea, assassinata a Auschwitz ha lasciato scritto: “Mi appare sempre più chiara una cosa: non sei tu Dio che puoi aiutarci, ma noi possiamo aiutarti e facendo ciò aiutare noi stessi. È tutto quello che noi possiamo salvare in questa epoca ed è la sola cosa che vale, un po’ di te in noi, mio Dio». Molta gente ha aiutato “Dio negli altri” e a renderlo visibile ai nostri occhi, perché si erano chiusi. Un giovane disse un giorno che amare è far vivere Dio… Dio non agisce come un mago, ma si fa sentire vivo e ci accompagna perché noi siamo più umani in tutto ciò che viviamo.

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