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Icona decorativaIcona decorativa15 Dicembre 2021 Silvano Zoccarato

La volontà di vivere di Abu l-Qasim al-Shabbi

Tozeur, 14 dicembre, visito la sua tomba. Un edificio ben curato con corridoi attorno alla tomba che diventano una mostra con foto e documenti del poeta. I giovani frequentano la sua tomba e trovano nella sua poesia l’ispirazione per un avvenire migliore. Abu l-Qasim al-Shabbi (in arabo: أبو القاسم الشابي‎, Abū l-Qāsim al-Shābbī; Tozeur, 24 febbraio 1909Tunisi, 9 ottobre 1934) è stato un poeta e saggista tunisino. Oltre che il maggiore poeta tunisino del Novecento, è uno dei più noti scrittori arabi. Per le sue critiche severe, talvolta ai limiti dell’insulto, nei confronti del proprio paese (di cui gli echi risuonano anche nel saggio L’immaginario poetico presso gli Arabi), troppo spesso, a suo dire, acquiescente ai soprusi e alle tirannie politiche e culturali, è stato anche molto osteggiato.[X] Biografia Nacque in un sobborgo di Tozeur, città della Tunisia meridionale, e studiò nell’Università della Grande Moschea al-Zaytuna di Tunisi. Per la sua indole vivace e innovatrice, venne eletto presidente del Comitato studentesco per la riforma dell’insegnamento zaytuniana. Dopo avere conseguito, nel 1928, il baccelauréat, si iscrisse nella facoltà di Giurisprudenza. Suo padre era magistrato. Iniziò a comporre delle liriche nel 1923 e nel 1929 cominciò a progettare l’edizione completa del suo Dīwān (la silloge I canti della vita); riprenderà quest’idea, ma senza successo, nel 1930 e nel 1933. Il volume uscirà in versione integrale nel 1955, in Egitto. Dopo la morte del padre, nel 1929, il poeta manifestò i primi sintomi della propria malattia. Collaborò al supplemento letterario del quotidiano «al-Nahḍa» (la Rinascita), alla rivista «al-ʿĀlam al-adabī» (Il mondo letterario) e al periodico egiziano «Apollo» (Il Cairo). Nel 1930 sposò Shahla ben Amara ben Ibrahım Shabbī. Il 29 novembre 1931 nacque il loro primo figlio, Muhammad Sadok (Muḥammad Ṣādiq). Morì a causa di una cardiopatia nell’Ospedale Italiano di Tunisi. Influenze nella società Nel 1933 compose la sua poesia più celebre La volontà di vivere, i cui versi, per decenni, fino alle recenti rivolte della “Primavera Araba” (2011-2012), sono divenuti il “grido di battaglia” dei giovani dell’intero mondo arabo:
«Se un giorno il popolo vorrà vivere il destino deve assecondarlo, la notte deve dissiparsi e le catene devono spezzarsi»
I versi sono citati anche in chiusura dell’inno nazionale tunisino: Humat al-Hima (Difensori della Patria). Da Wikipedia

Oh figlio di mia madre di Abu-l-Qacem Chebbi, 1929 Poeta di Tozeur Sei nato libero come il sospiro della brezza libero come la luce del mattino nel cielo, per cinguettare come gli uccelli che volano e cantano ispirati dagli dei, per allietarti tra le rose del mattino e gioire della sua luce ovunque la vedi, per correre tra i prati e raccogliere rose sulle colline Così dio ti ha plasmato o figlio dell’esistenza e così la vita ti ha gettato nell’universo. E allora perché accetti l’umiliazione delle catene e pieghi la fronte davanti a chi ti ha incatenato? Perché fai tacere la voce potente della vita quando risuona dentro di te la sua eco? Perché chiudi le tue palpebre illuminate dalla luce dell’alba quando la luce dell’alba è così dolce? Perché ti accontenti di una vita tra le caverne? Ma dove sono finiti il tuo canto e la tua fierezza? Forse hai paura della bellezza del canto del cielo? O hai timore della luce dell’aurora nell’aria? E allora alzati e percorri il sentiero della vita che la vita non aspetta chi dorme E non avere paura di cosa ci sarà dietro le colline c’è soltanto la luce del mattino e la primavera di una nuova esistenza che ricama con le rose il suo abito e il profumo dei fiori del mattino e la danza dei raggi tra le acque e i colombi eleganti nei prati che cinguettano il loro canto slanciati. Alla luce! Che la luce è dolcezza e bellezza Alla luce! Che la luce è l’ombra del divino

   

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