Lieti nelle privazioni
Qualche missionario ha imparato ad accettare con spirito di sacrificio le condizioni di estrema povertà in cui si è trovato a vivere, e addirittura a sorridervi sopra. Nel libro «Sangue Fecondo» di p. Antonio Lozza, PIME, così si legge a proposito di un primo impatto con la Birmania: «Gli inizi sono sempre penosi. Ma a Tarudda mancava tutto: non un buco ove abitare, non una stuoia su cui stendersi …
P. Mario Dall’Agnol adatta alla meglio un tugurio abbandonato e, per consolarsi di tanto squallore, ammirava il panorama veramente splendido. intanto scriveva: “Abito in una capanna di bambù, posta su un cucuzzolo di monte sovrastante il villaggio di Tarudda. Vento e sole entrano liberamente; se piove ho il bagno a domicilio, proprio come i grandi signori… Eh, quando uno nasce fortunato! Per mobilio due sedie e un tavolino fatto col coltellaccio del mio catechista; per cibo un po’ di riso con erbe di Bhyrapatnam. Ci rimasi per tre mesi. Il giovane padre Iginio Chinellato, da vero cavaliere, mi cede la stanza più bella. Che reggia, quella casa! Una capanna con muri di fango e tetto di foglie, circondata dagli acquitrini delle risaie. Lucertole, formiche, scorpioni, rane, zanzare, topi, cani, gatti, uccelli: insomma, tutti gli animali creati dal buon Dio convivono con me, in perfetto comunismo, nella mia capanna. Le zanzare! che il Cielo le benedica! Di notte specialmente, vengono a cantarmi attorno alle orecchie le loro canzoni più belle e a darmi i.… più affettuosi baci. Pianto una zanzariera, e così evito di rendermi irriconoscente verso di Ioro, col prenderle a schiaffi, quando non si posano sulla faccia, sul collo, sulle braccia, sulle gambe. I topi devono essersi accorti di tanta mia mansuetudine e sono così audaci che, di notte, vengono a saltarmi sulla branda. Uno di Ioro, una notte, me lo trovo sul muso, e un’altra notte, un altro comincia a graffiarmi un piede. Ma questo ci lascia la pelle sotto una terribile bastonata». «Sangue Fecondo» di p. Antonio Lozza.