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«L’Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore»

Ho seguito Papa Francesco tramite i social nel suo viaggio in Iraq. Aiutato dai ricordi e dall’immaginazione, ho rivisto, risentito, rigustato, quanto avevo vissuto nei miei dieci anni in Algeria: la musica, i colori, i calori, i sapori, i profumi, i volti, i sentimenti di un mondo, dove pur diversi, ci si sente vicini e uguali, adoratori e figli del medesimo Dio e quindi fratelli. Mi ha commosso il presidente dell’Iraq quando ha detto e ripetuto al Papa: «Schucran Jazilan» («Grazie molte»). È lo stesso grazie sentito tante volte in Algeria. Col Papa ho rivissuto profondamente la gioia di quando entravo in un ambiente dove i cristiani si sentivano a casa loro, liberi di condividere e di cantare preghiera e amicizia. Col Papa ho visto, sentito la gioia dei cristiani. Colgo alcune espressioni di Papa Francesco durante il suo viaggio in Iraq col cuore aperto. «Vengo come penitente che chiede perdono al cielo e ai fratelli per tante distruzioni e crudeltà̀. Vengo come pellegrino di pace, in nome di Cristo, principe della pace. Quanto abbiamo pregato, in questi anni, per la pace in Iraq!». «Sono venuto a ringraziarvi e confermarvi nella fede e nella testimonianza». «Qui dove visse Abramo nostro padre, ci sembra di tornare a casa. Qui Dio chiese ad Abramo di alzare lo sguardo al cielo e di contarvi le stelle. Gli occhi al cielo non distolsero, ma incoraggiarono Abramo a camminare sulla terra, a intraprendere un viaggio. Ma tutto cominciò da qui. Il suo fu dunque un cammino in uscita». «Non siete soli!». «Questo è il momento di risanare non solo gli edifici, ma prima ancora i legami che uniscono comunità e famiglie. Vi incoraggio a non dimenticare chi siete e da dove venite! A custodire i legami che vi tengono insieme, vi incoraggio a custodire le vostre radici!». «In questi anni l’Iraq ha cercato di mettere le basi per una società̀ democratica… Nessuno sia considerato cittadino di seconda classe. Incoraggio i passi compiuti finora in questo percorso e spero che rafforzino la serenità̀ e la concordia». «Sopra questo Paese si sono addensate le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza… Chi ha fede rinuncia ad avere nemici. Chi ha il coraggio di guardare le stelle, chi crede in Dio, non ha nemici da combattere. Non può giustificare alcuna forma di imposizione, oppressione e prevaricazione». «Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace… ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace». «Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze!». «Mi sono sentito onorato. Il Grande Ayatollah Al-Sistani, la massima autorità sciita dell’Iraq, si è alzato per salutarmi, per due volte, un uomo umile e saggio, a me ha fatto bene all’anima questo incontro». «Nel mondo di oggi, che spesso dimentica l’Altissimo, i credenti sono chiamati a testimoniare la sua bontà, a mostrare la sua paternità mediante la loro fraternità». «L’Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore».    

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