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Icona decorativaIcona decorativa8 Gennaio 2020 Franco Cagnasso

Manipolazione

La tecnica è sempre uguale: qualcuno infila su facebook, nella pagina gestita da un indù, o un buddista, o un “ateo”, frasi o immagini di cui i media non riferiscono nulla, se non che sono offensive nei confronti dell’islam o del Profeta. Come un fulmine, la notizia diventa “virale”, e – divulgata, ingrandita, ripetuta in mille modi – diffonde rabbia fra migliaia di persone che neppure sanno che cosa sia “facebook”; incita alla vendetta, si esalta con gli slogan a “difesa”dell’onore della propria religione, esige la pena capitale per i colpevoli. Si arriva presto alla violenza, a saccheggiare, incendiare case, raccolti e altri beni di fedeli della religione del possessore della pagina blasfema. La polizia interviene in ritardo, impotente per il numero enorme degli assalitori. Corre ad arrestare il “colpevole”, e parte la denuncia con la richiesta della condanna a morte. L’ultimo di questi episodi è avvenuto il 20 ottobre scorso sull’isola di Bhola, dove la polizia – sopraffatta – ha sparato ammazzando alcuni dimostranti e facendo aumentare il furore. Questa è la quinta volta in pochi anni che, quasi in fotocopia, accuse, aggressioni, fughe, incendi, morti e feriti si rinnovano. È anche la quinta volta che i colpevoli non vengono identificati, e gli unici a finire in carcere, da cui escono dopo molto tempo e molta fatica, sono gli accusati di blasfemia – anche se è chiaro che nessun indù, buddista, ateo, cristiano o quant’altro, può essere tanto imbecille da mettersi in un pericolo del genere; non c’è argomento che tenga, né prova di innocenza che possa placare: era la loro pagina , devono essere impiccati. Ovvio accusare il fondamentalismo di parti del mondo islamico, il fanatismo di chi, non conoscendo altro che slogan ripetutigli ossessivamente, s’intruppa furibondo per aggredire un “nemico” che non esiste, come le famiglie indù costrette poi a vivere nel terrore per anni – o ad andarsene. Già, andarsene. Ma è proprio dalla massa ignorante dei fondamentalisti di campagna che partono queste provocazioni facili da creare per chi è esperto di computer, ma non certo per un contadino semianalfabeta? È il gusto di opprimere gli “infedeli” che dà il via? Le autorità non arrivano a concludere le indagini perché hanno paura dei fondamentalisti? Sembra proprio sicuro che, vicino a coloro che vengono aggrediti, picchiati e costretti a fuggire, ci siano altri pronti a occupare le loro terre, o contenti di veder distrutte le loro attività commerciali. Le autorità hanno ovviamente paura dei fondamentalisti accecati dalla rabbia, ma forse ancora di più conta l’intoccabilità di “pezzi grossi”, magari impegnati in politica, per i quali è facile trovare un “hacker” compiacente, far circolare una notizia falsa, e poi vedere che cosa succede, aspettando che la paura costringa a fuggire, e la preda rimanga disponibile. Come avvoltoi.

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