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Mese di ottobre: spiritualità missionaria

Cura per i poveri Papa Francesco il 17 maggio 2023 ha detto che San Francesco Saverio «Ebbe grande cura per i malati, i poveri e i bambini, in quanto non era un missionario “aristocratico”. ma “andava sempre con i più bisognosi”, “andava proprio alle frontiere dell’assistenza dove è cresciuto in grandezza». Il Concilio Vaticano II ha detto: “La presenza dei cristiani nei gruppi umani deve essere animata da quella carità con la quale Dio ci ha amato: egli vuole appunto che anche noi reciprocamente ci amiamo con la stessa carità. Ed effettivamente la carità cristiana si estende a tutti, senza discriminazioni razziali, sociali o religiose, senza prospettive di guadagno o di gratitudine. Come Dio ci ha amato con amore disinteressato, così anche i fedeli con la loro carità debbono preoccuparsi dell’uomo, amandolo con lo stesso moto con cui Dio ha cercato l’uomo. Come, quindi, Cristo percorreva tutte le città e i villaggi, sanando ogni malattia ed infermità come segno dell’avvento del regno di Dio, così anche la Chiesa attraverso i suoi figli si unisce a tutti gli uomini di qualsiasi condizione, ma soprattutto ai poveri ed ai sofferenti, prodigandosi volentieri per loro. Essa, infatti, condivide le loro gioie ed i loro dolori, conosce le aspirazioni e i problemi della vita, soffre con essi nell’angoscia della morte. A quanti cercano la pace, essa desidera rispondere con il dialogo fraterno, portando loro la pace e la luce che vengono dal Vangelo”. (Ad Gentes n. 12) Il Pime fin dagli inizi volle mandare i suoi uomini proprio nelle zone nuove e difficili. Lo leggiamo nella Regola n. 74 di padre Giuseppe Marinoni: «L’ Istituto, fin dal principio (1850), mira ad avere missioni proprie, e tra le popolazioni più derelitte e più bar­bare: perciò richiese come grazia dalla S. Sede le Missioni di Oceania». Don Cagliaroli, segretario del fondatore del Pime Angelo Ramazzotti, vescovo di Pavia e Patriarca di Venezia, conclude così la sua biografia: «Sulla sua bara si videro lagrime, e s’udirono sospiri, massime di poveri che si accoravano su di lui, il quale, come visibile provvidenza, li aveva sovvenuti in tante volte non che di roba e danari, sì anche di parole buone e paterni conforti». Siamo alla fine del secolo scorso (1900), in un villaggio della diocesi indiana di Hyderabad. Fra i cristiani di p. Ciccolungo vi erano due famiglie di lebbrosi. Egli le assisteva ed aiutava con grande carità. Un giovane pagano, nello stadio ultimo della malattia, venne un giorno a chiedere l’elemosina al Padre. Il suo stato era veramente compassionevole; aveva piaghe alle mani e ai piedi e la faccia era così sformata da sembrare un mostro. Faceva ribrezzo a tutti; anche i poveri lo rifuggivano. Il buon Padre lo accolse con grande carità, lo fece pulire e gli preparò acqua per un bagno. Commosso a tanta carità, il povero lebbroso chiese di farsi cristiano ed il Padre se lo adottò come figlio. Gli procurò una piccola capanna in un villaggio cristiano ad un miglio dalla nostra casa e vi andava ogni giorno a lavarlo, a portargli cibo e ad istruirlo nella Dottrina Cristiana. Una volta, appunto per vincere la naturale riluttanza, egli volle indossare per una notte la veste del lebbroso… Fu appunto il suo amore per i lebbrosi e la santa follia di volerli servire e salvare che aveva messo nel suo cuore la brama di andare a Molokay, isola dei lebbrosi. Il Signore gradì il suo desiderio e lo rimeritò chiamandolo in Cielo. Molti sono gli esempi di servizio dei missionari ai poveri, probabilmente rimasti anche sconosciuti.  Certo è che la povertà servita e vissuta è stata sempre e dovunque testimonianza significativa e indimenticabile del Vangelo predicato e vissuto dal missionario.

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