Misericordia
Mia madre è morta giovedì 19 giugno all’età di 104 anni. Ero a Touggourt e con me c’era padre Alberto Sambusiti, appena giunto dall’Italia per prestare servizio religioso nella città del petrolio di Hassi Messaud. I miei amici algerini, appena informati, sono venuti a farmi le condoglianze secondo lo spirito di fede e di preghiera della loro religione: «Dio abbia misericordia di tua mamma».
Ho già partecipato a momenti di dolore per la morte di qualcuno e ho anche partecipato al seppellimento di qualche defunto. Le espressioni di condoglianze sono tutte di misericordia: «Dio abbia misericordia per il defunto, per i parenti, per tutti i partecipanti, per tutti!». Si percepisce un clima di misericordia e di benevolenza, che non viene solo da Dio, ma che si trasmette, ci unisce, ci consola e infonde speranza. Misericordia di Dio che diventa misericordia di noi umani.
In realtà, anch’io avevo bisogno di misericordia. Gli ultimi anni di mia madre non sono stati facili né per lei, né per i fratelli e le cognate, né per me. Non sempre era dolce come lo è normalmente una madre. Non sempre si è stati pazienti e teneri come si desiderava. Ora penso che non è partita come un vecchio armadio che si mette da parte. Con mio padre parlo spesso perché lo sento vivo. Anche con mia madre desidero avere lo stesso rapporto.
Il senso di misericordia che i musulmani mi hanno fatto sentire è stato per me una purificazione, un balsamo che mi permette di ricomporre tutta la realtà umana e spirituale dei membri della mia famiglia che continuano a vivere anche al di là della temporaneità.
Papa Benedetto, in un dialogo coi bambini, ha detto che per lui il Paradiso sarà ritrovare e continuare la gioia e la serenità di quanto ha vissuto nella sua famiglia sulla terra. «Eravamo un’anima sola e ci si nutriva di una gioia fatta di cose semplici e di un amore reciproco, forte. Un gusto di paradiso. Se cerco d’immaginarmi, il paradiso, lo penso come al tempo della mia giovinezza: eravamo felici. Andando nell’altro mondo, spero di ritornare a casa».
Sono riconoscente ai miei amici musulmani, che mi hanno aiutato, con la loro testimonianza sulla misericordia, a dare un senso pieno al passaggio della persona cara da questo mondo a quello del “cielo”.
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