Monsignor Gino Malvestio
Nato il 14/01/1938 a Briana di Noale (Treviso), iniziò la formazione nell’Istituto nel 1948 e fu ammesso al Giuramento nel 1964. Fu ordinato Presbitero e partì per il Brasile (Parintins) nel 1965. Servì l’Istituto in Italia dal 1972 al 1982. Rientrato in Brasile viene ordinato Vescovo di Parintins nel 1994. Morì a Treviso il 07/09/1997 dopo una breve vacanza in Italia.
Nel suo programma di vescovo mons. Gino ha voluto ispirarsi al versetto di Isaia. “Il Signore mi ha unto e mi ha inviato per annunciare la buona notizia ai poveri” (Is 61, 1-2). Nella messa del 15 maggio 1994 Mons. Gino sottolineava l’importanza di lasciarsi evangelizzare, di lasciare a Dio il posto principale della nostra vita. Per lui non era sufficiente l’entusiasmo, occorreva l’ardore missionario che cresce nel rapporto personale con Cristo in un clima di famiglia, di comunità. L’ardore esige il Fuoco, Cristo era per lui questo Fuoco. Il Signore gli aveva imposto di andare e questo significava per lui avere il coraggio di uscire, di lasciare le comodità, le amicizie… le sue paure, persino i suoi peccati e debolezze per entrare nel cuore della gente. Annunciare il Vangelo inoltre implica anche il coraggio di parlare e se è necessario anche di denunciare rischiando così la persecuzione e la morte, ma per Mons. Gino l’importante era che l’annuncio fosse comunque basato sulla testimonianza e che nascesse da un cuore pieno di Spirito Santo. Il missionario deve portare una buona notizia e questa è Cristo, il Figlio di Dio che si è incarnato ha sofferto per noi morendo in croce ed è risorto. Mons. Gino sentiva questa presenza nei Sacramenti, nella Parola, nei fratelli e soprattutto nei poveri e negli ammalati. Padre Franco Cagnasso, superiore generale scrive: “È a Parintins che voglio collegarmi in questa celebrazione, non solo idealmente, ma realmente, attraverso il mistero dell’Eucaristia e della Comunione dei Santi. Parintins, con i suoi grandi fiumi e le sue foreste, i lunghi viaggi, la gente semplice, i problemi della giustizia e dello sviluppo, la crescita delle comunità cristiane, la formazione del suo clero. Quella Parintins che Dom Gino amava tanto, e per la quale ha dato la vita! In un momento difficile mons. Cesare Bonivento, vescovo in Papua, scrisse a Dom Gino: «Ti sono vicino in questo momento di grande sofferenza e disorientamento. Tutti gli altri sono nella gioia, invece tu sei vicino alla Croce del Signore. È la tua vocazione, ora. Ma il Signore è con te e lo siamo anche tutti noi, con la preghiera».
Padre Franco Cagnasso, superiore generale scrive: “Ho fatto scorrere alcune delle sue lettere conservate in Segreteria a Roma e ho notato come, spesso, emerga questa sua volontà precisa di non fare la propria volontà. Chiamato a trasferirsi a Manaus come direttore spirituale in seminario, scrive al Superiore Generale nel 1982: «Ho trascorso i primi sei mesi qui a Barreirinha: forse è stato il ‘noviziato’ più duro della mia vita … e ci voleva! Vado a Manaus perché mi piacciono questi strani e imprevedibili ‘giochi’ della Provvidenza … i miei gusti avevano già fatto un bel segno di croce sulla vita in seminario. Questa fede ci prende un po’ per il naso …». Andando a Manaus, lasciava con sacrificio la vita pastorale per tornare in seminario, la formazione è stata, infatti, uno dei campi dove il Signore gli ha chiesto maggiore impegno, un settore della cui importanza era pienamente consapevole. Nella prima parte del suo testamento spirituale, P. Gino rinnovava il suo sì alla vocazione, ma vedendola nella sua completezza: «Oggi, ancora una volta, dico il mio sì alla chiamata definitiva del Signore, quella che completa e incorona tutte le altre. (…) Muoio contento perché la mia vocazione missionaria non ha avuto confini né di spazio, né di tempo, né di strutture. Tutto ha concorso per la sua vivacità. Muoio contento perché sono stato un peccatore, un uomo con tanti limiti, ma sono certo della sua misericordia e potenza … I funerali siano allora un grazie, e, in questo grazie che la Chiesa innalzerà per questo suo figlio, troverà il suo posto la misericordia del Padre».
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