Natale a Tamanrasset. E a Sotto il Monte
Suor Martina, francescana, mi tiene informato, sentendomi ancora vicino all’Algeria.
Mi scrive: «Cari amici, vi raggiungo sulla strada della vita con le sue domande, con la violenza che vediamo tra i popoli, in un mondo col suo peso di sofferenza ma anche nel suo oceano di bene. L’Algeria, è tra il Nord e il Sud alla porta dell’Africa nera col numero impressionante di migranti che passano per poi essere torturati in Libia. Noi a Tamanrasset, dove morì Charles de Foucauld, li accogliamo e facciamo tutto quello che possiamo, non solo dando loro qualcosa, ma anche aiutandoli a non perdere la dignità e i valori che posseggono. Famiglie ormai residenti coi loro figli numerosi, ammalati, e sensibili a rapporti umani e ad accompagnamenti di ogni genere. Condividiamo anche le loro feste, cantando, mangiando, riposando e pregando insieme, ognuno con le proprie preghiere. Col parroco visitiamo i prigionieri. Tra loro, due giovani donne del Nigeria, prima ingannate e sfruttate in tutti i sensi e ora per tre anni in prigione a causa della droga. In tanta sofferenza ci sono degli sprazzi di condivisione, generosità, di coraggio e di carità fraterna che aiutano a non restare vinti dallo scoraggiamento. Vicina a voi nel Natale, vi comunico il senso di speranza, ancora vivo anche a Tamanrasset».
Dopo il mese vissuto in Camerun, ora da Sotto il Monte, accanto a Papa Giovanni, vi mando sentiti auguri natalizi, accompagnati dalla preghiera.
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