Nuove chiese, luoghi di comunità
Ai tempi di padre Mario Bortoletto, giunto in Camerun nel 1968, chi arrivava in un villaggio della foresta notava subito da lontano – se c’era – la piccola cappella col tetto di lamiere di zinco, l’unico a brillare ai raggi del sole. Il tetto posava su travi di alberi segati dalla gente stessa e su muri di terra. Bastavano alcuni rami per impedire alle capre di entrare a riposarsi e a lasciare i loro ricordi. All’inizio era la prima e l’unica cappella del villaggio, poi dopo qualche anno, ne vedevi qualche altra. Erano i primi segni visibili del cambiamento (progresso?).
Ricordo anch’io quando, arrivando in un villaggio e vedendoci assieme ai cristiani che ci accompagnavano, alcuni gruppetti di persone si rivolgevano a padre Mario e chiedevano di costruire una cappella per loro. Padre Mario non diceva mai di “no”, perché vedeva in loro l’inizio di una nuova comunità. Il vero cammino cristiano sarebbe venuto in seguito. Lui offriva alcune lamiere, il lavoro era della gente.
La cappella era il primo segno di cambiamento dalla vita della foresta – là dove nessuna autorità metteva piede, nessun medico o maestro era mai arrivato – alla vita di coloro che vivevano in centri con la luce elettrica e in case col tetto di lamiera. Padre Mario sentiva in loro il bisogno di mettersi insieme sotto la protezione di qualcuno. A quel tempo era lui, quello che i cristiani raccontavano come testimoni di qualcosa che cambiava in loro.
Dall’unica parrocchia di Ambam, dove padre Mario aveva cominciato nel 1968 con altri tre missionari, ora le parrocchie con una chiesa sono una decina e le cappelle un centinaio. Senza contare chiese e cappelle dei protestanti e delle sette.
Negli ultimi anni vissuti a Yaoundé, padre Mario ha aiutato padre Fabio Bianchi del Pime a costruire una bella chiesa e due cappelle. Queste sono nella zona più povera e più lontana, dove anche lì, padre Mario non ha potuto dire di “no”.
Sabato 9 marzo 2019, mons. Samuel Kleda, arcivescovo di Douala, ha celebrato la festa conclusiva della quinta raccolta annuale per l’acquisto di terreni e la costruzione di nuove chiese. La raccolta di quest’anno è di 146 milioni di Franchi CFA (223.000 euro). «In 10 anni il numero di parrocchie a Douala è passato da 42 a 72 e la diocesi tende a raggiungere il traguardo delle 100 parrocchie». Mons. Kleda dice anche le ragioni di questa crescita e di questo impegno. «Sono i fedeli a costruirle, perché giunti a Douala da tanti luoghi del Camerun e oggi anche dal Centrafrica e dal Ciad, scappati dalla guerra, cercano subito il luogo della preghiera. Alcuni possono finalmente liberarsi anche dall’invasione delle nuove sette e dai falsi pastori. La chiesa diventa un luogo di comunità, di crescita nella formazione della fede e di forza di annuncio del Vangelo. Senza una chiesa vicina e raggiungibile, alcuni fedeli restano lontani dai sacramenti e tentati di aderire ad altre chiese».
Articoli correlati
Mare Mosso
E’ trascorso un mese dal mio arrivo in Bangladesh. Sapevo che dallo scorso luglio la vita di questo grande paese con …
Dall’Iran all’Italia per arrivare alle Olimpiadi di Parigi
Nella squadra olimpica dei rifugiati, ci sono anche due giovani iraniani, Iman Mahdavi e Hadi Tiranvalipour, che in I…
Ritorno
Eccomi qui, di nuovo con una “scheggia” certamente inattesa: la precedente, numero 239, risale a più di un anno fa: n…