Nuovo clima ecumenico a Ginevra
Andando a Ginevra, giovedì prossimo, per il 70° anniversario del Consiglio ecumenico delle Chiese, Papa Francesco troverà un nuovo clima. Leggo in “Avvenire” del 19 giugno l’intervista di Stefania Falasca al vescovo Farrel, leader del gruppo di lavoro, che dice: «La collaborazione tra la Chiesa cattolica e il consiglio ecumenico è cresciuto e affrontiamo insieme molte situazioni del mondo d’oggi. C’è un clima di maggiore cooperazione… di camminare, pregare, lavorare insieme. E la cooperazione continuerà a Roma dal 12 al 15 settembre prossimo nella conferenza su “Migrazione, Xenofobia e Populismo”». Nell’intervista e nell’ambiente di preparazione si risentono accenti, desideri, volontà che ricordano e fanno pensare a quanto il santo Papa Giovanni aveva iniziato e acceso. Ci fa bene ed è incoraggiante rileggere le testimonianze di quel momento che spiegano il clima d’oggi.
Alla morte di Papa Giovanni, l’anglicano dott. Ramsey disse: «Con la freschezza delle sue vedute, la semplicità della sua devozione a Dio e il suo interesse per l’unità di tutti i cristiani, Papa Giovanni ha prodotto un urto costruttivo sulla storia del nostro tempo, egli è di quelli che vivono e muoiono vicinissimi a Dio e bruciano come il fuoco della carità divina che li riempie». Lord Fisher, arcivescovo di Canterbury, visitò il Papa nel dicembre 1960 e testimoniò: «Ha scosso la sua Chiesa e tutte le Chiese. Ancorché separate egli è riuscito a convincerle che sono fratelli nella Chiesa di Cristo e devono quindi intrattenere rapporti di buon vicinato. Ha acceso una luce che non si spegnerà». Il pastore Clark Fry ha detto ch’egli «loda Dio che ha donato questo Papa. I cuori dei cristiani di tutte le confessioni sono uniti ad un punto mai raggiunto da parecchi secoli, davanti al Papa dell’unità, universalmente stimato e amato… Avremmo voluto che i suoi giorni si prolungassero spalancando le porte della mutua comprensione, fondendo gli antagonismi che hanno separato i fratelli in Cristo… Preghiamo perché l’amore del suo spirito non si raffreddi e le dimensioni delle sue vedute non si restringano». Secondo il pastore Westphal «il suo rifiuto d’indurimento che aggravano le divisioni, la sua volontà di rendere possibile un vero dialogo e relazioni nuove con le Chiese non romane, la sua grande preoccupazione di rinnovamento della Chiesa e d’apertura al mondo e la sua passione della pace e dell’unità, ci hanno riempiti di rispetto e di riconoscenza». Il priore di Taizé, Roger Schutz diceva: «Sperava contro ogni speranza, ha avviato un processo di riconciliazione». Infine, il pastore M. Boegner: «La sua preoccupazione di non dire nulla che potesse ferire i suoi “fratelli separati”, c’impose a tutti la convinzione che tra ciascuno di noi e il sovrano pontefice della Chiesa cattolica, s’era stabilita una vivente comunione di fede, di speranza e di amore. (…) Abbiamo la certezza che qualcosa d’irreversibile è stato compiuto».
Accompagniamo Papa Francesco col cuore in preghiera, nella fiducia e con gli stessi sentimenti di tanti, un tempo “fratelli separati”, ora sentendosi uniti dallo Spirito Santo.
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