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Padre Angelo Bacchin

Padre Angelo Bacchin di Giovanni e di Maria Giusti, nato a Carbonera (Treviso) il 26-1-19 entrato nell’Istituto il 18-10-1923, ordinato Sacerdote il 24-9-1932, partito per Nanyang 1’8-9-1933, espulso dai comunisti nel marzo 1954, morto a Hong Kong il 12-2-1963. La famiglia da Carbonera si spostò a Treviso. Era profondamente cristiana, abitava poco lontano dalla chiesa dei Carmelitani e una sorella si era fatta Carmelitana Scalza a Venezia. Suo fratello Narciso faceva parte dell’associazione degli ‘Adoratori del SS.mo Sacramento della città di Treviso e frequentava regolarmente nella chiesa di Santo Stefano assieme a Elia Bianchin, fratello anche lui di un missionario del Pime, p. Mirko Bianchin. Padre Bazzo, Vicario Regionale di Hong Kong, annunziando la morte di questo caro Padre scriveva: “il P. Bacchin   se ne è volato in Cielo, lasciando a noi rimasti sulla terra esempio di eroismo e di zelo, frutto del suo spirito di obbedienza e di sacrificio che lo accompagnò per tutta la sua vita di missionario. Apostolicamente visse e santamente mori. Fu doppiamente martire: prima perché, da vero ardito dell’esercito di Cristo, fu angariato, bastonato, sottoposto a duro “lavaggio del cervello” ed altri gravi soprusi. Ultimamente dovette subire anche il martirio fisico e morale di una lunga e fastidiosa malattia che per lunghi anni gli fu causa di dolori, di umiliazioni, di noie. Fu sempre il primo nello zelo e nel lavoro, nella cooperazione e nel sacrificio di sé stesso, quando si trattava di aiutare gli altri nel ministero. Osservatore acuto di uomini e di cose, vedeva e aveva anche il coraggio di santamente disapprovare, quando invece della gloria di Dio e della salvezza delle anime, s’accorgeva che si cercava il trionfo della propria personalità. Amava lo studio, sebbene trovasse una certa difficoltà in esso, e soprattutto pregava molto, e il tempo della preghiera, anche nella grande attività, lo sapeva trovare sempre”.
  1. Angelo al Superiore Generale a proposito della difficoltà della preghiera ha scritto: “Pregare quando si è ammalati non è cosa facile. La testa alle volte non funziona bene… Dica ai seminaristi e ai Padri che cerchino di pregare bene finché stanno bene, perché una volta ammalati, la cosa è molto difficile. Stia sicuro, Rev.mo Padre Superiore, che non mancherò di offrire i miei fastidi al Signore per Lei, per l’Istituto e per la Chiesa tutta”.
Uomo di spirito di preghiera, il suo programma personale e quotidiano venne subito, come era uso fare nei Distretti di Missione, messo in atto. Alle sue SS. Messe sempre celebrate con vero sacerdotale raccoglimento, con grande spirito di asceta, si aggiungevano le lunghe ore di preghiera vocale, e meditazione, che lo facevano il santo sacerdote di grande orazione mentale. A questa sua pietà va aggiunto il Suo grande amore e divozione alla Vergine SS.ma; per cui le lunghe visite al SS.mo, lunghe ore di vera adorazione, trascorse sempre ginocchioni, immobile, senza lo facevano il vero Missionario adoratore. Il complesso di questa sua pietà sacerdotale, la sua figura d’ asceta, lo spirito di grande mortificazione che lo animava a praticare digiuni e astinenze, gli procurarono il nome di “Fachiro santo”. Apostolo camminatore dei Distretti di Missione, preferiva camminare a piedi, sebbene avesse a sua disposizione il mezzo della cavalcatura. Missionario lavoratore apostolico, anche a Hong Kong volle continuare ad essere in stile; ed essendo libero da impegni fissi, si prestò molto nel lavoro di Ministero presso la chiesa dell’Immacolata e nella celebrazione delle SS. Messe un po’ ovunque, secondo i bisogni e necessità locali. Ai vari malanni fisici, col tempo, vi si aggiunsero anche quelli dello spirito, le sofferenze morali, le vere persecuzioni. Tutto ciò compì senza mai badare mai né al clima, né alle condizioni del tempo, e nemmeno alle sue condizioni di salute; ma una cosa sola lo animava: l’amore nel procurare la gloria di Dio ed il bene delle anime.  

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