Padre Angelo Caeran
Nato il 07/02/1913 a Montebelluna (Treviso), iniziò la formazione nell’Istituto nel 1927. Fu ammesso al Giuramento e ordinato Presbitero nel 1938. Partì per la Cina (Kaifeng) nel 1939. Espulso nel 1951, servì l’Istituto in Italia nel seminario dell’Immacolata di Treviso. Moriva il 14/10/1986 a Treviso e riposa nel cimitero del PIME di Villa Grugana.
Come sacerdote e come missionario, P. Angelo, forte della sua fede, amante dell’Eucarestia di cui si nutriva e dedito sempre agli altri, grazie al suo spirito e alla sua vita missionaria, ha sorriso di fronte alla morte e sarà andato incontro al suo salvatore con gioia.
Tutte le volte che era di ritorno dalla città, fermava il motore della sua macchina a 300 metri da casa e faceva così, a motore spento, quell’ultimo tratto di strada, non badando a chi era con lui in macchina o a chi, dietro di lui, non gradisse un tale rallentamento. Quello strano modo di procedere, alla fin fine, rivelava la sua passione per il risparmio, la sua calma interiore, il dominio di sé e la soddisfazione di avere compiuto un servizio alla sua comunità.
Nel 1938, era giunto nella sua missione di Kaifeng, in Cina, nel 1939. Dopo lo studio della lingua, che durò due anni, fu assegnato come aiutante in vari distretti missionari, sempre contento di essere il secondo. Nel 1951 ritornò in Italia.
Dopo un anno, passato a Genova, dai superiori venne destinato alla casa di Treviso. Nei primi due anni fu insegnante e animatore; ma quasi subito, forse intuendo la sua duplice vocazione alla cura degli infermi e all’economia, i superiori gli diedero l’incarico di cappellano al S. Camillo ed economo del seminario.
Costante nel lavoro, P. Angelo era anche un grande uomo di preghiera. Mai rifiutò un impegno di ministero, accettando sempre per sé gli oneri più gravosi di confessione e di predicazione; in questo campo fu sempre il primo nel servizio alle parrocchie e alla diocesi. Al S. Camillo fu sempre fedele alla celebrazione della Messa, alle confessioni, alla catechesi e alle varie funzioni vespertine; in casa era sempre il primo alle preghiere del mezzogiorno e al rosario della sera. Era molto occupato come cappellano e come economo, ma egli si sentiva anzitutto sacerdote, per cui mai si sentiva di rubare qualche minuto al tempo della preghiera.
Come economo, P. Angelo ci insegnò sempre a vivere nella povertà, senza sperperi, completamente abbandonati alla Provvidenza. Credere nella provvidenza era una grande cosa per P. Angelo; alla provvidenza egli ci credeva seriamente. Ma sapendo che la provvidenza, quasi sempre, si serve di uomini, non stava con le mani in mano, ma credeva all’ “aiutati che il ciel ti aiuta”. Le risorse per questa povera casa erano sempre magre; ma egli, sempre memore degli esempi dei PP. Pagani, Bonaldo, Filippin, Brotto, si dava da fare per avere aiuti, tanto che la casa andò sempre avanti senza troppi debiti.
Infine, P. Angelo riponeva tutta la sua gioia nel servire gli ammalati. Nella clinica di S. Camillo di Treviso si sentiva veramente a suo agio e dimostrava grande gioia trattando con tutti: dottori, personale paramedico e suore.
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