Padre Augusto Zanini
Nato nel 1908 a Bressa di Campoformido (Udine), iniziò la formazione
nell’Istituto nel 1923. Fu ammesso al Giuramento e ordinato Presbitero nel 1932. Partì per l’India (Vijayawada) nel 1933. Moriva il 07.05.1988 a Lecco. È sepolto nel cimitero PIME di Villa Grugana.
Sazio di giorni e di fatiche apostoliche, p. Augusto Zanini si spegneva nella Casa di Rancio di Lecco ii 7 maggio scorso. Aveva ottant’anni, essendo nato a Bressa di Campoformido (UD) ii 5 febbrario del 1908. Ordinato nel 1932, partì l’anno dopo per l’India dove lavorò per 53 lunghi anni. Un confratello di missione ne traccia ii singolare profilo.
Che la Messa d’orario delle sette e trenta incominciasse alle otto meno trenta, è sempre stato un pio desiderio, e per i cristiani delle varie parrocchie, e infine anche per quelli della cattedrale. Per P. Augusto Zanini, o perché soffrisse d’insonnia o perché fosse un patito del sonno, osservare un orario fisso era qualcosa contra la sua natura. Di qui i soventi trasferimenti; e lui e uno dei pochi che ha lavorato sodo nei tre distretti dell’Andhra che fanno o facevano parte della diocesi di Beewada (ora Vijayawada).
Augusto fu un pioniere che non conosceva limiti né di tempo né di spazio; uomo sempre disponibile, che poteva essere lanciato in tutte le direzioni. Aveva una filosofia tutta sua, ed era quella che gli permetteva di arrivare al traguardo in tempo utile, e quello che più importa sempre fresco. Ed era contento perché durante il suo tragitto nessuno l’aveva mai sorpassato. Costanza, meticolosità, puntiglio, e direi quasi una sottospecie di grinta, facevano parte del suo bagaglio apostolico. Da perfetto indiano non si surriscaldava mai, e nemmeno la più grande calura dell’estate lo faceva deflettere dai suoi piani. Arrabbiarsi non ne valeva la pena: perciò parlava pacatamente e ascoltava con pazienza; facendo dell’espressione: vedremo … il suo motto preferito.
Lavorò in missione per oltre mezzo secolo. II mal della pietra non I’ ha però mai toccato, semplicemente perché quanto a spiccioli ne ha sempre avuti pochi in tasca, e con quei pochi preferiva vivere ed aiutare catechisti e poveri. Ma quando si trattava di vero lavoro missionario, come predicare, istruire, evangelizzare, non si tirava indietro; anzi, lo svolgeva con grande impegno e passione, anche perché aveva una buona cognizione del Telegu, che parlava e leggeva con una certa bravura. Capiva la gente, e la gente sapeva apprezzare ii suo linguaggio molto semplice ma incisivo. Il suo contributo alla edificazione della Chiesa in India fu notevole. In ogni luogo in cui p. Zanini veniva inviato a svolgere ii suo lavoro missionario, fiorivano le conversioni. Voleva bene alla gente, si sentiva a suo agio tra i catechisti che amava, condividendo con loro sollecitudini, asie, preoccupazioni, e perché no? anche le gioie, e si faceva in quattro per aiutarli a crescere nella fede. Quando ormai ottantenne venne in Italia, alcuni mesi fa, aveva già abbastanza acciacchi per mettersi a definitivo riposo, ma intuendo che qui in Italia non avrebbe avuto lavoro, chiese di ritornare in India, dove sarebbe stato ancora utile, magari nella Casa Regionale. Purtroppo, vi rimase poco: il superiore regionale p. Picascia lo consigliò di ritornare in Italia, dove avrebbe sofferto di meno il caldo estivo. Ci fu appena il tempo di allestire una stanza per lui nella Casa di Rancio: dopa una manciata di giorni, p. Augusto diede l’addio a questo mondo. p. Egidio Chinellato
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