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Padre Dametto Luigi

PADRE DAMETTO LUIGI  –  Nato il 30/08/1910 ad Altivole (Treviso), iniziò la formazione nell’Istituto nel 1935. Nel 1961 fu ammesso al Giuramento, ordinato Presbitero e partente per la Birmania (Taungngu e Taunggyi) nel 1937. Dopo un servizio in Italia dal 1947 al 1953, ritorna in missione. Espulso dalla Birmania nel 1966, servì l’Istituto in Italia. Moriva il 16/06/1967 a Treviso e riposa nel cimitero del PIME di Villa Grugana, Lecco. Apostolo dei catechisti
  1. Dametto era nato ad Altivole presso Treviso il 30 agosto del 1910.
Entrò nel P.I.M.E. nel 1935, dopo aver fatto il secondo anno di Teologia nel Seminario diocesano di Treviso. Il 4 aprile 1937 veniva ordinato sacerdote ed il 2 luglio  dello stesso anno partiva per la Missione di Toungoo  in  Birmania. Erano tempi aurei   quelli   per la Missione: liberta di  apostolato, sviluppo delle opere, scuole, disponibilità  di personale.
  1. Dametto, dopo i primi tempi di entusiasmo e di studio comincio a provare le gioie del lavoro apostolico a Musho (o Mosso), ma aveva da poco iniziato il suo lavoro quando dovette bruscamente interromperlo. Era scoppiata la guerra mondiale. lnternato  prima a Toungoo con altre due dozzine di Padri giovani, venne poi tra­ sferito con pericoloso viaggio dal­ la capitale birmana Rangoon al­ l’India. Qui egli rimase per sei lunghi anni in un campo di con­ centramento assieme ad altre centinaia di missionari italiani. Per vincere la monotonia di quegli anni, egli si diede ad una vita di preghiera e di studio. I confratelli e gli altri religiosi che ebbero a conoscerlo in quel triste luogo, anche dopo anni dicevano di lui: ” Ah, Padre Dametto, quel buono e santo uomo… ‘”
Nel  1947  ebbe  termine  l’internamento  ed  egli poté  tornare  in  Birmania.   Fu   destinato   a   Jado,   la residenza  più  devastata  dalla  guerra. La  sua  casa  era  stile  ” gurca ,, (i  guerrieri    indiani):    pavimento di  terra   battuta ,  pareti   di   sacchi vecchi.  Doveva   poi  imparare  qui una     lingua nuova : il  Gheku­ Padaung.  Costrui  la  residenza ,  cosa   non   facile.   Per   trasportare   il materiale   da costruzione,  la  carovana  di muli  doveva  fare sei gior­ni  di  cammino  tra  Jado  e  Thandaung   ( 180   km.)   atraverso   disagiate  mulattiere.  E  lui  dietro   coi mulattieri, che erano poi i suoi orfanelli.  La   sua   salute   era   insufficiente  alla  troppo  buona  volontà. Così  il 5 novembre  1947 fu rimpatriato  e  per  anni  svolse   l’incarico di   direttore   spirituale   nel   nostro Seminario   Missionario   di   Treviso. Il  Vescovo  di  Toungoo Mons. Lanfranconi   da venti   anni  progettava   di  poter fondare una Congregazione di Fratelli Cooperatori birmani e la riapertura  del  Catechistato.  Giudicò i tempi maturi e scelse come uomo adatto al difficile compito proprio il P. Dametto, il quale, benché non ben ristabilito in salute, riparti il 30 giugno 1953 per la Birmania. Come sede delle due nuove istituzioni fu scelta Mosso: c’erano alcune case in legno, fatiscenti per gli  anni,  edificate  a  suo   tempo dai Padri Cambiaso e Borsano. Erano   in disuso.
  1. Dametto  si mise  ancora  una volta all’opera: prima dovette puntellare,  riparare,  tappare  i  buchi, adattare gli ambienti e infine iniziare le nuove costruzioni con  le sue mani. Dodici anni di lavoro: scavare la roccia per le  fondamenta, la sabbia per i blocchi di cemento; trasporto  a spalla o col carro a buoi. Un  lavoro  estenuante! Contrattempi, contraddizioni, pessimismo di alcuni sulla nuova istituzione, lavoratori e  alunni  <figli del bosco…) che scappavano, cemento che non arrivava…  Sempre paziente, umile… L’acqua doveva essere trasportata con  recipienti di bambù da  più  di un  Km. di distanza… Gli insegnanti  alle volte defezionavano per posti più retribuiti… II camion non arrivava con le provviste del riso… Sempre pazienza!…
A  furia   di  pazienza   costruì   in muratura:   la   ” casa   madre ,,    per i ” Fratelli Catechisti di  S.  Giuseppe ‘” la  scuola  dei  Catechisti laici, la casa  delle  suore,  la  casa dei  Padri,  serbatoi   sufficienti   per un anno d’acqua, la strada carrozzabile. Riparo inoltre la chiesa e scrisse libri in lingua  indigena  per gli   studi   di   questa   gente. La sua attività provvidenziale per i Catechisti (religiosi e laici) prosperava pienamente, dopo tante fatiche fisiche e morali, ma ecco che nel ’66 il Governo birmano nega anche a lui il permesso di rimanere in Birmania. Rimase al lavoro sino all’ultimo minuto consentito. Quale pena  abbandonare tutto e tutti al loro destino cosi incerto!… Era il 16 luglio 1966. Tornando in Italia, egli passò per la Terrasanta, ove rimase 20 giorni presso il fratello, Fra Martino. Il 7 agosto ’66 arrivava in Italia. A metà settembre si ritirò nel nostro Seminario di Treviso, ma comincio a non sentirsi bene, e qui concluse   presto   la sua dolorosa via. Questa volta per il Cielo, a rivedere  i Vescovi  buoni  di  cui  fu  conforto,  i  confratelli morti o uccisi, a pregare  per  quelli  vivi  e per  i loro  cristiani  e per i catechisti,  oggi più  che mai  preziosi.    

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