Padre Giacomo Girardi
Nato il 31/07/1930 a Ormelle (Treviso), iniziò la formazione nell’Istituto nel 1942 e fu ammesso al Giuramento nel 1955. Fu ordinato Presbitero nel 1956, partì per Hong Kong nel 1966. Dal 1973 servì l’Istituto in Italia a Milano. Memorabile la sua iniziativa del 23 aprile 1977 quando Madre Teresa parlò allo Stadio di “San Siro”, strapieno di giovani, alla presenza di tutti i Vescovi della Lombardia, sul tema della vita. Era una delle grandi Manifestazioni organizzate da Padre Giacomo Girardi, allora “Direttore” del “Centro Missionario Pime”. Dopo una breve esperienza nelle Filippine nel 1995 moriva a Rancio di Lecco il 24/02/1998.
Nel 1973 era tornato da Hong Kong a Milano, deciso di comunicare a tutti la sua passione missionaria. Aveva ideato le grandi veglie missionarie, con decine di migliaia di persone che pregando e cantando attraversavano il centro della città, in anni in cui Milano era solcata da schiere di giovani urlanti che spaccavano tutto, e da poliziotti in tenuta da guerriglia urbana che lanciavano lacrimogeni.
Al Centro del Pime aveva moltiplicato gli incontri pubblici su ogni tema che infiammasse le città. Aveva reso il dibattito ecumenico un argomento di confronto per tutti: e portava a quelle serate centinaia di persone. Conosceva il valore della testimonianza e della comunicazione. Sapeva quanto contano i mass media e ripeteva: “Non bisogna averne paura”. Incoraggiava i suoi amici più giovani che volevano fare i giornalisti. Parlava instancabile dai microfoni delle radio private che sorgevano come funghi in quegli anni. Amava Radio Supermilano, “i miei amici”, dove trovava sempre spazio per raccontare le sue avventurose storie di missione e un microfono dove presentare le sue battaglie per la libertà.
Aveva organizzato campagne contro la fame nel mondo (nel 1963 era stato tra i fondatori di Mani Tese), per i profughi dal Vietnam e dalla Cambogia, per il Libano, in aiuto al grande missionario laico dell’Amazzonia, l’industriale Marcello Candia, che aveva venduto le sue industrie ed era andato con i missionari del Pime stil Rio della Amazzonia per costruire, con i suoi soldi, un ospedale per i poveri (oggi è in corso la sua Causa di Canonizzazione). A padre Giacomo non interessavano le chiacchiere, quanto “le opere e la preghiera”. E così non aveva timidezza a parlare con i grandi del giornalismo, come non esitava a percorrere centinaia di chilometri per partecipare a una serata di preghiera, “perché siamo operai nella vigna del Signore”.
Aveva invitato Madre Teresa di Calcutta ed Helder Camara, il vescovo brasiliano in odore di dissidenza, a testimoniare allo stadio di Milano per la vita: ed era diventato amico della piccola suora albanese. Le aveva mostrato orgoglioso il Centro missionario di Milano, e “qui c’è anche la sede di Comunione e Liberazione”. “Liberazione da cosa?” aveva chiesto Madre Teresa. “Dal peccato”. “Allora va bene”, aveva commentato la suora.
“Ricordatevelo” diceva padre Giacomo ai suoi amici “questa è la sola liberazione che conta”, e si faceva serio. Morendo, forse padre Giacomo avrà ripensato a un pomeriggio pieno di sole, quando, sul lato del Duomo di Milano che guarda le finestre della Curia, il cardinal Martirii aveva scoperto una statua di Mazzucconi, da poco beatificato. Sorrideva quel giorno padre Giacomo, e non c’erano cortei nemici, ma solo la voce del cardinale e canti del coro e gloria tra il popolo dei santi che abita la cattedrale: “Li vedi, diceva, siamo stirpe dei santi, sono i nostri concittadini”. Ora li guarda negli occhi.
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