Padre Piero Bonaldo
Nato il 11/05/1915 a Scorzè (VE). Ordinato presbitero nel 1937. Nel 1953 è a Hong Kong poi servì in Italia per diversi anni anche come superiore regionale del PIME nel Nord Italia e responsabile del seminario del PIME in Piazza Rinaldi a Treviso. Nel 1968 gli viene chiesto di aprire una nuova missione nelle Filippine dove diventerà il primo superiore regionale. Moriva il 10/11/1973 a Milano e riposa nel cimitero PIME di Villa Grugana.
Nelle Filippine
La città di Santa Cruz (a 120 km. a sud-est di Manila) in 19 barrios ha circa 60.000 abitanti, 40% dei quali cattolici e 60% «aglipayani» (3); in realtà la maggioranza non frequenta alcun luogo di culto: le persone colte si sono allontanate dalla pratica religiosa, le masse popolari conservano avanzi di «cristianesimo popolare» fortemente superstizioso. P. Bonaldo scrive all’inizio: «Siamo sopraffatti dalle folle». Quando hanno visto dei preti che si danno totalmente alla gente, rendendosi disponibili in qualunque momento e per tutte le necessità, i fedeli accorrono in massa, mettendo in imbarazzo i missionari, che non s’aspettavano una risposta così corale. Organizzano il catechismo, il consiglio parrocchiale (dove si discute tutto con la gente), le associazioni parrocchiali che stimolano i laici all’impegno; nelle due chiese ogni settimana ci sono 15 messe con omelia, nei barrios una dozzina; introducono una liturgia partecipata in vista dell’istruzione religiosa molto carente; «purificano» le chiese dalla congerie di statue e immagini che le rendono più luoghi di superstizioni che di fede. Questa nuova impostazione della vita ecclesiale scandalizza i cattolici «tradizionali». La divisione fra le due comunità è netta. Compresa la situazione, i padri si impegnano nelle opere sociali per i più poveri. Molte iniziative che suscitano il caloroso sostegno popolare ma scombussolano i fedeli più vicini, abituati a vedere nel prete solo il distributore di benedizioni e di consolazioni spirituali. i missionari lavorano fino all’esaurimento: Bonaldo e Alessi sono ricoverati in ospedale (erano in piedi 16-18 ore al giorno…).
Apostolo del Trevigiano: simpaticone, cordiale e sempre missionario a Hong Kong e nelle Filippine.
Da Treviso a San Donà di Piave sono almeno 40 chilometri di strada; P. Bonaldo li macinava tutti, con la sua pesante bicicletta, almeno una volta alla settimana, per andarvi a svolgere il ministero domenicale. E ne faceva tutte le settimane tanti e tanti di più, sempre in bicicletta, per recarsi ovunque – magari in tre posti diversi in uno stesso giorno – per tenere quaresimali, tridui. giornate missionarie: o per questue di salami, formaggio e altro ben di Dio per i suoi apostolini. Si era fatto amici tutti i sacerdoti della diocesi di Treviso, non solo per ottenere il loro aiuto, ma anche per confortare e incoraggiare tutti. E così poteva stimolare alla generosità missionaria.
Parlando di P. Bonaldo, credo che non ci sia altro modo di presentarlo che questo: un missionario tutto d’un pezzo e un grande cuore di amico sincero e cordiale. Le testimonianze che di lui danno tutti i sacerdoti della diocesi sono di questo tono: tanto che sulla sua durezza come apostolo e la sua giovialità come amico si potrebbe scrivere un intero libro.
Dopo il rientro per malattia di padre Bonaldo dalle Filippine, dove era stato eletto superiore regionale, p. Amelio Crotti scrive di lui:
“II giorno prima della morte, cioè il 9 novembre, con altri sacerdoti della diocesi di Treviso mi recai a fargli visita. «Ci rivedremo lassù» gli disse Mons. Barbiero, ed egli. quasi a rinviarlo di queste parole di conforto, mosse il capo e allargò le mani. Poi io aggiunsi: «Ricordati, lassù, del Seminario del PIME di Treviso, il seminario che tu hai tanto amato»: egli stese di nuovo le mani, mosse di più il capo e mi guardò fisso, quasi per dirmi: «E come posso dimenticarmi?».
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