Padre Vittorio Giurin
Nato nel 1939 a Maniago (Concordia-Pordenone), iniziò la formazione nell’Istituto nel 1959 e fu ammesso al Giuramento nel 1963. Fu ordinato Presbitero nel 1964 e partì per il Brasile (Parintins) nel 1971. Dal 1976 servì l’Istituto come animatore vocazionale nel seminario del PIME di Preganziol, Treviso. Moriva per malattia il 10/11/1979 a Treviso
Voglio raccontarti un po’ di me…
Per me la vocazione può essere paragonata ad un Contatto Elettrico. Esiste anzitutto la centrale elettrica, cioè Gesù, fonte di luce, calore, amore… e noi che siamo i fili. Questi fili hanno valore effettivo quando vengono innestati alla centrale, perché soltanto così potranno trasmettere luce. La centrale Gesù è tanto potente e meravigliosa che ti attira, ti invita e dopo il contatto tu dispenserai luce secondo la tua volontà. Infatti, di fili-uomini ce ne sono di tutte le qualità: più o meno buoni, fini e grossi, corti e lunghi…
Il mio grande ed importante contatto è avvenuto a 9 anni quando ricevetti nello stesso giorno la prima Comunione e la Cresima. Sinceramente, allora sono rimasto «elettrizzato». Il voltaggio è aumentato con un atto di generosità in favore di un paralitico, povero, sudicio, che elemosinava girando su una carrozzella sgangherata. Desiderando costui trasferirsi in un altro paese, non trovava nessuno che lo aiutasse. Mi sono fatto coraggio e per 4 chilometri l’ho spinto nella sua carrozzella, facendo pure una salita molto dura. Un discorsetto del delegato Aspiranti orientava infine la mia vita per donare luce.
Lui diceva che gli Aspiranti erano come coppe vuote, che dovevano lasciarsi riempire di liquore (cioè di Cristo) fino a traboccare in favore degli altri. Questi 3 fatti mi hanno accompagnato all’Altare, al sacerdozio.
Alcuni pensieri
* Essere missionari è la forma più bella, più affascinante, di amare i nostri fratelli, di dedicare la nostra vita alla loro salvezza.
Non hai mai pensato che tra le schiere dei missionari, potresti esserci anche tu? (Maggio 1977)
* A me piace troppo la mia scelta sacerdotale, la scelta di Cristo: proprio per questo non intendo dividere il mio affetto con nessuno (settembre 1979)
* …resta il problema del tuo futuro: matrimonio o vita consacrata? Io non conosco la tua scelta, ma ti consiglio di preferire la felicità. «Hai una persona che ti ama, il suo nome è Gesù» dice una canzone. Hai la libertà di essere sempre giovane e la gioia interiore che nessuno ti può rubare. (Settembre 1979)
* Un segreto per diventare «grande», per essere felice nella vita: amare il Silenzio. Ogni giorno devo trovare 10-15 minuti per rimanere in silenzio e riflettere. Soltanto nel silenzio posso mettermi in sintonia con Dio ed ascoltarlo. (Agosto 1979)
«La tua fede è vana se non senti il bisogno, il desiderio di comunicarla agli altri». (Luglio 1979)
* Devo sforzarmi per realizzare sempre un offertorio vivo: Gesù aspetta il dono del mio cuore, del corpo, della purezza, delle mie azioni, attende il dono totale di me stesso. Offertorio vivo anche nel senso di donare cose personali che andranno per i poveri, per le missioni… (Marzo 1979)
Dal letto della sua sofferenza…
«Nella vita sono sempre vissuto nella gioia, perché mi sono impegnato ad essere fedele a Gesù… Ma ho voluto chiedere a Dio una prova che verificasse questa mia gioia, come dice San Paolo. Ed il Signore mi ha preso in parola.
Offro tutto per le vocazioni, il seminario, le missioni!
«Spero solo che dà tanto soffrire il buon Dio sappia ricavare qualcosa di bene, perché io sono tanto cattivo, mi lamento, ma il Signore sa fare bene ogni cosa!
«Sono come il Figlio prodigo che, lentamente, sta tornando alla casa del Padre.
«”Gli altri” corrono, si danno da fare… e noi cosa facciamo? Stiamo seduti, in ozio! Andare bisogna e predicare che Gesù è buono!
«Che male! Gesù ti amo! Credete al Vangelo!
«In Amazzonia, quanta acqua…quei fiumi grandiosi. A tutti ho sempre dato tutto ciò di cui avevano bisogno! Ed io sto morendo di sete! Anche Gesù sulla croce ha detto: “Ho sete!”.
«Amici vi amo tutti, tutti… state qui con me, non lasciatemi solo!».
Articoli correlati
Mare Mosso
E’ trascorso un mese dal mio arrivo in Bangladesh. Sapevo che dallo scorso luglio la vita di questo grande paese con …
Dall’Iran all’Italia per arrivare alle Olimpiadi di Parigi
Nella squadra olimpica dei rifugiati, ci sono anche due giovani iraniani, Iman Mahdavi e Hadi Tiranvalipour, che in I…
Ritorno
Eccomi qui, di nuovo con una “scheggia” certamente inattesa: la precedente, numero 239, risale a più di un anno fa: n…