Papa Francesco: «La Chiesa ha bisogno di guarigione»
Ad accompagnare per tutto il tempo il “cammino” del Pontefice in Canada c’è il sottofondo dei tradizionali tamburi. Un suono che ha “colpito” il Papa, come rivela egli stesso nel suo lungo discorso nel santuario, aperto dal saluto nella locale lingua Cree: «Âba-wash-did! Tansi! Oki! Buongiorno”. Questo battito dei tamburi mi sembra echeggiare il battito di molti cuori».
Sono tanti infatti i cuori che, nei secoli, hanno vibrato presso queste acque, «desiderosi e ansimanti, gravati dai pesi della vita»; qui «hanno trovato la consolazione e la forza per andare avanti!». Ora immersi nel creato, c’è «un altro battito» da ascoltare, che è quello “materno” della terra, come pure «il battito dei bimbi, fin dal grembo” che “è in armonia con quello delle madri».
Proprio le madri, le donne e soprattutto le nonne – Kokum, le chiamano gli indigeni – sono al centro della riflessione del Papa che, volgendo lo sguardo al passato e ai drammi consumatisi nelle scuole residenziali, esprime il dolore per gli abusi subiti da centinaia di migliaia di bambini, privati di idiomi, tradizioni, culture, affetti. Una ferita per loro, ma anche per le famiglie. Parte dell’eredità dolorosa che stiamo affrontando nasce dall’aver impedito alle nonne indigene di trasmettere la fede nella loro lingua e nella loro cultura.
Non c’è infatti mai stato un momento nella sua storia in cui la fede non fosse trasmessa in lingua materna, dalle madri e dalle nonne, sottolinea il Papa. E aggiunge: «Quanto bene hanno fatto in questo senso i missionari autenticamente evangelizzatori per preservare in tante parti del mondo le lingue e le culture autoctone!».
«Ora tutti noi, come Chiesa, abbiamo bisogno di guarigione: di essere risanati dalla tentazione di chiuderci in noi stessi, di scegliere la difesa dell’istituzione anziché la ricerca della verità, di preferire il potere mondano al servizio evangelico».
Ciò che Francesco domanda è un aiuto reciproco per edificare una Chiesa madre «capace di abbracciare ogni figlio e figlia; aperta a tutti e che parli a ciascuno; che non vada contro qualcuno, ma incontro a chiunque».
Da qui, ancora un ultimo messaggio per tutte le popolazioni originarie: «Desidero che la Chiesa sia intrecciata a voi, come stretti e uniti sono i fili delle fasce colorate che tanti di voi indossano. Il Signore ci aiuti ad andare avanti nel processo di guarigione, verso un avvenire sempre più risanato e rinnovato».
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