Papa in Iraq
Il card. Sako scrive: «Una visita destinata a lasciare un segno nella nostra Chiesa e nel nostro Paese. Non è un viaggio turistico o di lusso. Il Papa porta un messaggio di conforto per tutti in un tempo di incertezza. Per i cristiani, la visita è “un’occasione di pellegrinaggio alle nostre radici, di conversione e di attaccamento alla nostra identità cristiana e irachena; un’occasione per riflettere e per trovare un piano di azione affinché la Chiesa diventi più entusiasta nel tornare alla radicalità evangelica, più vicina alla gente».
Il patriarca ricorda le sfide della Chiesa caldea irachena e delle altre Chiese sorelle in Iraq e nel Medio Oriente: «Pressioni politiche, economiche e sociali a causa dei conflitti, dell’estremismo, dell’emigrazione, delle conseguenze della pandemia del Coronavirus – realtà tutte che hanno confuso la visuale e complicato le relazioni e il lavoro». Da qui un appello a «essere responsabili, a capire l’importanza di rivedere la nostra riflessione spirituale, pastorale, ecumenica e pedagogica, lontani dai concetti errati e della ricerca del predominio e del prestigio».
Il messaggio termina con un invito ai «cristiani in Iraq e nel Medio Oriente a unirsi per testimoniare il Vangelo, poiché noi siamo essenzialmente una sola famiglia con fratelli diversi, chiamati a realizzare la nostra vocazione in questo Oriente tanto provato. Da questo punto di partenza, invito a trarre profitto dall’occasione della visita del Papa per mobilitare l’opinione pubblica per sostenere i cristiani dell’Oriente, affinché vi restino come segno della presenza dell’amore di Cristo, della fratellanza universale e della convivenza».
Accompagniamo Papa Francesco con la nostra preghiera.
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