Pensiero sui migranti
Cerco testimonianze di come ci comportiamo con i migranti. Una signora praticante in una parrocchia mi ha mandato la sua.
«Ci sono tante storie di vita vissuta con tante sofferenze che non conosciamo e a volte neppure immaginiamo. Ci sono tante persone che hanno sofferto, che soffrono, ma che avrebbero tanto da donarci sia a livello umano che culturale e spirituale. Per questo sento di dovermi attivare, per quel che mi è possibile, per andare incontro alle persone in difficoltà. Penso che ognuno di noi sia un dono per l’altro, con le sue caratteristiche, i suoi doni, la sua cultura, compresi i cosiddetti migranti che dovremmo imparare ad accogliere e valorizzare, Perché questo può trasformarsi in una nuova occasione per ri-conoscerci e scambiarci reciprocamente il dono della propria cultura umana e spirituale. È nelle differenze ch’è possibile comprendere e apprezzare l ‘altro’, con la sua cultura e le sue ricchezze nella fiducia reciproca.
Proprio nello spirito dell’Universalità della Chiesa e come Cristiani, dovemmo avere un cuore più sensibile verso i migranti ed essere quotidianamente testimoni di questa universalità, cominciando proprio nelle nostre comunità, nelle parrocchie, città.
Certamente può sembrarci difficile perché gli immigrati ci appaiono diversi da noi e quindi a volte istintivamente e per paura, inconsciamente o no, ci chiudiamo. Altre volte invece possiamo sentirci infastiditi perché ci chiedono l’elemosina, ma sento che, come per ognuno di noi, dietro ad ognuno c’è una storia, di dolore o difficoltà, di famiglia, di distacco, di sacrifici, di sogni, di speranze, proprio come me. E quindi mi fermo un istante e mi domando: perché aver paura? Perché non fermarmi e interessarmi a lui o lei, cime fare con qualsiasi persona in di difficoltà? Non ho una risposta ma sento che forse, se ci fossero le condizioni di maggiore integrazione o coinvolgimento all’interno delle nostre comunità parrocchiali, tutto sarebbe più semplice e impareremmo ad aver meno paura, più rispetto e ad apprezzare una cultura diversa e nel confronto, riscoprire anche la nostra. Mi vengono in mente gli Africani; quanta gioia quando si riuniscono per la messa, dove si percepisce questo profondo senso di famiglia e gioia celebrate con suoni, canti e danze.
In questa conoscenza reciproca dovrebbero essere coinvolti i nostri giovani che con il loro spirito ’sconfinato’ con cui si spostano da uno stato all’altro nessuna preoccupazione, per studio, per lavoro e altro, non hanno ancora quelle ‘barrire mentali’ che spesso appartengono ai più adulti.
Questa riflessione mi porta a esprimere il mio sogno di un mondo senza nessuna barriera, dove tutti siamo uguali nella propria unicità, dove non esistono razze e colore della pelle, ma semplicemente una realtà di fiducia reciproca e speranza nella grande famiglia umana e nella fratellanza universale».
E voi come la pensate?
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