Perché prete in Algeria
A volte me lo domando e ce lo siamo chiesto in questi giorni di ritiro, animato dal vescovo di Constantine, in questo anno sacerdotale voluto dal Papa. Eravamo 12 preti appartenenti alla diocesi di Lagouat-Ghardaïa, «nel cuore del Sahara algerino impegnati a tessere, giorno dopo giorno, la tela del dialogo con la comunità musulmana, testimoni silenziosi di una piccola Chiesa ferita dal terrorismo, che si ostina a voler rimanere accanto alla gente». (M. Trovato)
Abbiamo vissuto la gioia di sentirci saldamente uniti, di quella unità voluta da Gesù quando ha chiamato i 12 perché fossero un gruppo uniti a lui.
Ho ricordato quando Montini, ordinandomi prete. mi ha detto che nell’ordinazione Gesù metteva il suo cuore nel mio e metteva il mio cuore nel suo. Abbiamo ricordato quanto diceva il cardinal Kasher, ovvero che il prete si colloca al momento e dentro l’avvenimento della nascita della Chiesa, sulla pietra angolare di una Chiesa in avvenire. «Una Chiesa, di cui siete segni, che vuol essere universale», ha detto un’algerina. Anche noi “inviati dal Padre”, segni di lui, “uomini di Dio” come mi ricorda spesso un amico di Touggourt.
È così che cammino per le strade di Touggourt, salutando, ascoltando le “confessioni” di persone che soffrono o gioiscono anche qui, aiutando la povera che siede col bambino sul marciapiede dal mattino presto fino alla sera, o l’africano che spera di attraversare il deserto e raggiungere il mare…. Piccoli gesti. Con l’idea fortemente viva che non è vero che “homo homini lupus” (l’uomo lupo per l’uomo), ma che nel cuore di tutti c’è un istinto di fraternità. Una presenza che dice “il vero dell’uomo” e che “un avvenire è possibile”.
In realtà, di strettamente sacerdotale c’è poco. Anche ogni cristiano e ogni credente fa questo.
Ma di prete ho la Messa. Amo ripetermi quello che rispondeva uno dei primi missionari del Pime, il padre Mazzucconi, ucciso a 29 anni in Oceania, quando un amico gli chiese: «Che cosa fai nella tua giornata?». «Dico Messa», rispose.
Anch’io, assieme a tutti i preti del mondo, ogni giorno rinnovo il sacrificio di Gesù “per la moltitudine” e lui rinnova pure la sua presenza reale. Per ora resta in “ambiente privato” ma c’è, ed è attivo. Come quando, appena arrivato a Touggourt, l’ho trovato nella casa lasciatami dai Padri Bianchi. «Sono qui per te, ebbi la pretesa di dirgli». Ma subito ho sentito che voleva precisarmi: «Sono io che sono qui per te!».
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