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Preghiamo per la pace

Sono tornato ad Algeri il giorno dell’assassinio di Hervé Gourdel e ho trovato un clima di profonda sofferenza. In questo momento di tristezza, indignazione e paura, cresce il bisogno di chiarire e di consolidare le relazioni tra le persone che vivono in Algeria. Non solo superare il senso di pericolo e di minaccia, ma ritrovare fiducia nella vera realtà del Paese. Ha ben detto il vescovo di Orano: «Si tratta di una specie di barbarie nella quale i musulmani non si riconoscono. Siamo coscienti che non si tratta di ostilità contro i cristiani». Un giovane studente, mio amico, mi dice: «Sii prudente nei tuoi spostamenti e se è necessario telefonami subito». In realtà non trovo alcun allarmismo. Al contrario, mi è arrivato tra le mani un opuscolo su padre Pierre Lafitte, che mi dice la profondità di relazioni vissute tra algerini musulmani e alcuni cristiani e che fa pensare che l’Algeria ha nella sua storia e nella sua vita un tesoro di unità e di rispetto delle differenze che è come un albero che non potrà dare che frutti meravigliosi. Alla morte di Pierre Lafitte, prete francese, il direttore del giornale La liberté, Outoudert Abrous, per alcuni mesi ospite del prete, scrive: «Venuto all’età di 25 anni per un servizio civile, è restato con noi 42 anni. Negli incontri con amici si parlava di Algeria e di Algeria che egli amava come si ama un primo amore». E una giovane medico: «Non solo un uomo di cultura; era un uomo che ci amava» (N). Un’altra: «La tua allieva vuol vivere la tua umanità in tutto il suo splendore». (A.N.) E dopo la morte dei sette monaci di Tiberine, così parlò una mamma ai suoi figli: «Nostro compito è quello di continuare il cammino di pace, di amore di Dio e dell’uomo nelle sue differenze. Nostro compito è innaffiare i semi affidatici dai nostri fratelli monaci affinché i fiori crescano un po’ ovunque, belli nella loro varietà di colori e profumi. La Chiesa cristiana con la sua presenza tra noi continui a costruire con noi l’Algeria della libertà delle fedi e delle differenze, l’universale e l’umanità. Sarà un bel mazzo di fiori per noi e una grande opportunità per tutti e per tutte. Grazie alla chiesa di essere presente in mezzo a noi oggi. Grazie a ciascuno e a ciascuna». In un terreno fecondato da relazioni di rispetto, accoglienza e apertura alle differenze, il terrorismo non può svilupparsi. Lavoriamo e preghiamo perché regni la pace.

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