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Rapimento dell’arcivescovo di Bamenda in Camerun

Martedì 25 giugno 2019, l’arcivescovo di Bamenda, mons. Cornelius Esua Fontem è stato rapito in compagnia dei suoi collaboratori, mentre ritornavano da una visita pastorale. L’arcivescovo racconta che i suoi rapitori armati dichiaravano che le strade erano bloccate e che doveva restare in mano loro per una settimana. Ha cercato di convincerli di lasciarlo passare, dicendo che avendo lasciato Bamenda già da cinque giorni e che aveva bisogno di medicine, perché le aveva finite. La risposta è stata negativa. Avendo deciso di togliere lui stesso le barricate, è stato giudicato colpevole di “disobbedienza”. Avendo poi insistito che doveva recarsi quel giorno nel capoluogo del Nord-Ovest, il rifiuto categorico di lasciarlo passare era perché non potevano agire senza l’ordine del generale. «Sono degli innocenti di 20/25 anni – dice l’arcivescovo, dal momento che durante tutta la notte, poteva parlare con loro e farli ragionare -. Non sono cattivi e non fanno che eseguire gli ordini del generale. Non rispondono mai a domande precise e agiscono sotto effetto di stupefacenti». L’arcivescovo, scrive il giornale Essingan en Kiosque, venerdì 28 giugno, ha pregato Dio di perdonarli perché «non sanno quello che fanno».  

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