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Riandiamo alle sorgenti della vita

Papa Francesco si fa pellegrino, assieme agli indigeni, al “lago di Dio”. Ancora una volta, protagonisti assoluti, sono i tamburi, che risuonano sulle acque del Lac Ste. Anne, lago ampio e poco profondo nell’Alberta centro-settentrionale, meta di un pellegrinaggio cattolico dalla fine del XIX secolo. Ogni anno, nella settimana del 26 luglio, festa di Sant’Anna, venerata in molte comunità indigene canadesi, il lago diventa uno degli incontri spirituali più importanti per i pellegrini del Nord America. Ad accogliere il Papa, che siede sulla sedia a rotelle, i tamburi continuano a suonare mentre il piccolo corteo papale, con gli indigeni che indossano i tradizionali copricapi con le piume, si dirige verso il lago. Francesco, sempre sulla carrozzina, passa accanto alla statua di Sant’Anna, di cui oggi la Chiesa ne celebra la festa. Poi il bagno di folla. «Ti amiamo!». «Grazie Santo Padre!», urlano i presenti al passaggio del Pontefice che si ferma anche per baciare e benedire qualche neonato. Arrivato sulle sponde del lago, Papa Bergoglio fa il segno della croce verso i quattro punti cardinali, secondo la consuetudine indigena, e benedice l’acqua del lago. Quindi giunge al palco, dove è allestito un piccolo altare, benedicendo, lungo tutto il tragitto, i fedeli con l’acqua benedetta del lago. Il suono del tamburo si interrompe per lasciare spazio alla liturgia e alla preghiera. Ma qui, «immersi nel creato – fa notare il Pontefice -, c’è un altro battito che possiamo ascoltare, quello materno della terra. E così come il battito dei bimbi, fin dal grembo, è in armonia con quello delle madri, così per crescere da esseri umani abbiamo bisogno di cadenzare i ritmi della vita a quelli della creazione che ci dà vita. Riandiamo così oggi alle nostre sorgenti di vita: a Dio, ai genitori e, nel giorno e nella casa di Sant’Anna, ai nonni, che saluto con grande affetto». Un battito che, sottolinea Bergoglio, «ci aiuta a tornare anche alle fonti della fede”. Infatti, prosegue il Papa, “ci permette di peregrinare idealmente” fino alla Terra Santa, dove Gesù, proprio sulle sponde di un lago, “scelse e chiamò gli Apostoli, proclamò le Beatitudini, narrò il maggior numero di parabole, compì segni e guarigioni». E qui, sulle rive di questo lago, il suono dei tamburi che attraversa i secoli e unisce genti diverse, «ci ricorda che la fraternità è vera se unisce i distanti, che il messaggio di unità che il Cielo invia in terra non teme le differenze e ci invita alla comunione, a ripartire insieme, perché tutti siamo pellegrini in cammino». E preghiamo: «Signore noi stasera veniamo a te, con il dolore che abbiamo dentro. Ti portiamo le nostre aridità e le nostre fatiche, i traumi delle violenze subite dai nostri fratelli e sorelle indigeni… In questo luogo benedetto, dove regnano l’armonia e la pace, ti presentiamo le disarmonie delle nostre storie, i terribili effetti della colonizzazione, il dolore incancellabile di tante famiglie, nonni e bambini. Aiutaci a guarire le nostre ferite. Ci affidiamo a Te e all’intercessione di tua madre e di tua nonna». La spiritualità della Madre Terra Papa Francesco è in Canada anche per una riconciliazione con la Terra. Viene riconosciuto come un capo che porta un messaggio di riconciliazione nelle loro terre. Lunedì la chiesa del Sacred Heart a Edmondon è stata incensata da un anziano prima dell’arrivo del Papa. Il cedro, la salvia, l’erba dolce e il tabacco vengono bruciati come doni al Creatore che vengono restituiti al Creatore. Gli scopi del rituale sono la purificazione personale e dello spazio. Per gli indigeni, vedere il Papa accolto in un luogo che è stato purificato, dimostra una sua sensibilità alle loro tradizioni che non sono contrarie alla fede. Altra pratica è la preghiera verso il Nord, il Sud, l’Est e l’Ovest, movimento simile all’antico orientamento geografico dei luoghi cristiani. Serve a ricordare l’onnipresenza del Creatore e che tutta la Creazione appartiene a lui. Ed McGaa Eagle Man, un Sioux Oglala scrive: «I Nativi Americani o Indiani hanno imparato a vivere con la Terra una relazione di carattere profondamente spirituale. Attraverso la loro percezione di un legame intimo con ogni forma di esistenza, hanno potuto sviluppare una profonda saggezza e un grande rispetto verso la Terra stessa. Il nostro pianeta non è un’entità morta. Da secoli gli Indiani sanno che Madre Terra è viva e che tutti noi dipendiamo da lei e in ogni momento, per l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo con cui ci nutriamo. La Sacra Pipa, la Capanna Sudatoria, la Ricerca della Visione e la Danza del Sole sono solo alcuni dei rituali nativi americani. La spiritualità della Madre Terra consente di accedere al cuore del Sentiero della Bellezza, lungo il viaggio che ci riporta alla nostra Madre Universale. Le tradizioni dei Nativi Americani rappresentano quel fuoco spirituale in grado di stimolare un impegno comune e di unire tutti gli uomini nel lavoro di guarigione della Terra. Una guida spirituale affascinante e ispirante, nella quale le informazioni stimolano la mente e le idee scuotono lo spirito». Amici, leggo, vi trasmetto, sentiamoci uniti.      

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