Roncalli e l’Algeria
Ho avuto la gioia di incontrare i membri della Diocesi di Costantine, terra di Sant’ Agostino, per un ritiro spirituale: vescovi, preti, religiose e cristiani algerini e stranieri.
In quei giorni ho potuto accertarmi sulla visita dell’Algeria che il card Roncalli aveva fatto nel 1950 come nunzio apostolico della Francia e dell’Algeria e ho trovato la cronaca della sua visita nella vecchia raccolta del bollettino diocesano Echo. Una settimana intera di incontri in vari luoghi, accompagnato dal cardinal Duval, col quale condivideva una profonda amicizia. Arrivò fino a Biskra, a pochi chilometri da Touggourt. Nel 1950 c’era una grande vitalità cristiana in tutto il Nord dell’Algeria. Vi vivevano molti “pieds njoirs”, oriundi francesi e… diversi italiani. Ma poco profondo era il rapporto con la popolazione locale araba e musulmana.
Negli anni Cinquanta in Algeria scoppiò la guerra civile e nel 1962 venne proclamata l’indipendenza. Roncalli, divenuto Papa, seguì gli avvenimenti con immensa sofferenza.
Vi riporto alcune frasi pronunciate come gridi di dolore. Sono datate tra l’aprile del 1961 al luglio 1962.
«Si succedono avvenimenti tristi contro la vita e i beni di numerosi cittadini».
«“Vi diciamo la nostra gioia nel rivedervi… Ma vi confidiamo la nostra pena e vi invitiamo a unirvi alla nostra preghiera verso i quattro punti cardinali. La nostra angoscia alla vista del sangue che bagna la terra… vittime umane sacrificate nel disprezzo di accordi in attesa di applicazione. Il comandamento divino risuona fermo e grave: “Non ucciderai!”».
«Spiagge che un tempo abbiamo visitato… terre in cui il lavoro e la concordia potevano vivere a profitto di popolazioni nel trionfo della giustizia… Venga il giorno di pace! Che nessuno spezzi delle vite umane e che si veda in ogni uomo l’immagine di Dio Creatore! Non uccidete! Cari figli e figlie sostenete le braccia del Padre comune della cristianità in preghiera… E fate eco alla sua parola. Prevalga il diritto e la mutua carità. Sulle terre insanguinate dell’Africa siano benedetti gli autori e i costruttori di pace».
Al Cardinal Duval: «Vostra eccellenza comprenderà la nostra pena in questa ora per la Francia che ci è cara e che vediamo minacciata da lotte fratricide e per le popolazioni algerine che avemmo il piacere di visitare nel 1950 e alle quali auguro cordialmente la realizzazione delle loro legittime aspirazioni.
Continueremo ad impegnarci per la pace che non si ottiene con la violenza ma nel rispetto degli accordi e dei diritti degli individui e delle collettività».
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