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Santo Charles de Foucauld

La canonizzazione di Charles de Foucauld, fratello universale, domenica 15 maggio, apre la Chiesa, e speriamo anche il mondo intero, a una ulteriore fraternità, la stessa che Papa Francesco, all’inizio dell’enciclica Fratelli Tutti, vede in san Francesco d’Assisi e, in chiusura, indica in Charles de Foucauld. Figure significative di una Chiesa che si apre e ha il respiro del Regno. In Charles de Foucauld, il ritorno al Vangelo si accompagna a un ritorno all’Eucaristia, alla presenza viva del Cristo glorificato e vivente nel fratello. Ogni santo porta una novità. Va visto sullo stesso stile di Gesù venuto a essere immagine del Padre. Il cristiano diventa immagine viva di Gesù, che vive il suo “oggi” nei santi. Ma questa volta il nostro santo è un po’ scomodo.  Scomodo per la società, per la Chiesa e per ogni credente come sono visti oggi anche i discepoli nuovi di De Foucauld, Papa compreso, che vivono e desiderano una Chiesa “in uscita”’. De Foucauld lascia la sua società borghese, occupata a contare i propri soldi e terreni e a difendere il proprio io. Vive in una Chiesa povera, sulla strada, eucaristica nel cuore e nell’incontro. Ci fa incontrare con tutti per quello che siamo, anche se diversi di razza, cultura, religione. Fraternità, non parola astratta, ma vita vera L’avventura missionaria di Charles de Foucauld è all’origine dell’apertura realizzata per la Chiesa da papa Giovanni XXIII e continuata nel Concilio Vaticano II. Un nuovo modo di leggere e di vivere il Vangelo e di incontrare l’Altro. Diventa una chiamata, a vivere una esistenza nuova, aperta, donata. Educazione per il mondo d’oggi e comunione tra tutte le religioni. Fino ad amarci tra noi, tutti con l’amore di Dio. Theillard de Chardin ha scritto: «È proprio dell’amore suscitare amore e alimentare processi unitivi. Amare è unire». Accesi anche da san Massimiliano Kolbe: «Solo l’amore crea!». Nella prefazione del mio libro Charles de Foucault, Il mio santo in cammino che potete trovare nelle librerie diocesane, Roberto Beretta scrive: «Credo in fondo sia questa l’essenza della modernissima missionarietà di Charles de Foucauld, nonché – parafrasando Il Piccolo Principe – il segreto di ogni autentica convinzione di fede: “Non si crede bene che col cuore aperto agli uomini, perché il divino è invisibile agli occhi”».  

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