Il senso della vita a Sotto il Monte
Lasciato l’asfalto e il traffico, metti i piedi sui sassi del ciottolato e entri nel cortile di un caseggiato di cento anni fa con scale esterne in legno e con gerani pendenti dalle finestre. Vedi il carretto con attrezzi dei contadini. Sulle pareti dei muri esterni, strumenti da falegname e dal fienile in alto, esposte al sole, pannocchie di granoturco. Sui muri, trovi ricordi del passato, delle guerre e della vita non ancora moderna: camere a gas, lampade al carburo e ferri da stiro e fornelli a carbone o ad alcool.
Poi entri a vedere le foto della famiglia Roncalli nelle stanze dove nacque e visse i primi anni il piccolo Angelo. Dal pian terreno, scendi verso la cantina con i colori delle botti e i profumi vivi del vino. È forte il senso di vita che ti riporta indietro in un mondo passato e che ti è ancora caro, ancora tuo, ancora te stesso e mette nell’animo pace e semplicità. È come tornare bambini.
Lasciata la parte vecchia della Casa natale, cammini e scendi tra vetrate con grandi foto che mostrano il piccolo Angelo in famiglia, il giovane prete, il militare, il nunzio in Bulgaria, Turchia e Grecia. Poi lo ritrovi di fronte al grande Charles de Gaulle a Parigi e in gondola, Patriarca di Venezia, e finalmente Papa, portato in sede gestatoria. Avverti allora che si tratta di una persona elevata dalla vita di campagna ai livelli più alti della società e della Chiesa. Ed eccolo finalmente che ti accoglie in piedi, sorridente, perché si sente accarezzato, baciato e lavato dalle lacrime di gioia e di dolore di tanti pellegrini.
Sì, sono pellegrini quelli che arrivano a Sotto i Monte, perché rispondono a un bisogno, a un invito, a una chiamata a dire quello che c’è di profondo nel cuore. Quando si chiede loro perché sono venuti, ti dicono: «Ogni anno devo venire per rivederlo, per dirgli grazie, per risentirlo vicino. Qui sento pace. Qui mi sento libero da tanti pesi, da tanti fastidi».
Il pellegrino si mette in viaggio in cerca di qualcosa. Prima, lascia tutto, si libera e poi trova. Alcuni già nell’ambiente, trovano un senso di vita, di pace e di semplicità; altri, nel volto di Papa Giovanni, trovano la dolcezza di Dio e quindi la fede e la preghiera nel cuore. Tutti, in qualche modo, guariscono, tanto o poco, perché qui a Sotto il Monte si trova qualcuno che ha vissuto ed è rimasto fedele al senso della vita. Qui non si dubita… Magari si potesse avere i suoi sentimenti, la sua verità!
Seguendo il percorso della sua vita, in tempi di guerre, scontri e sofferenze di ogni genere, ci si domanda come Papa Giovanni riuscì a mantenere un animo paziente, obbediente, aperto. La risposta è perché seppe conservare i valori ricevuti dalla famiglia nella semplicità e nell’umiltà, nel vivo senso di povertà di spirito che continuava a coltivare. Papa Giovanni amò molto la sua terra, il suo mondo, la sua Chiesa.
Subito dopo la sua morte, il cardinale Giovanni Battista Montini, prima di succedergli nel pontificato, diceva: «Perché ha così commosso il mondo? Da ogni parte della terra si è levata l’espressione del rimpianto, dell’elogio, della pietà e della memoria. I nostri cuori sono assorti e sorpresi dalla visione della grandezza e della bontà finalmente insieme congiunte. Perché da ogni parte si piange la sua morte? Ognuno di noi ha sentito l’attrattiva di quest’Uomo, e ha capito che la simpatia che Lo ha circondato non era un inganno, non era un entusiasmo di moda, non era un futile motivo; era un segreto che ci si svelava, un mistero che ci assorbiva. Ci ha fatto vedere che la verità, quella religiosa per prima, così delicata, così difficile… non è fatta per sé, per dividere gli uomini e per accendere fra loro polemiche e contrasti, ma per attrarli ad unità di pensiero, per servirli con premura pastorale, per infondere negli animi la gioia della conquista della fratellanza e della vita divina. E oggi che cosa lascia Giovanni XXIII alla Chiesa e al mondo, che non potrà morire con Lui? Lasciatemi citare di Lui almeno una pagina: “Nell’epoca moderna, di un mondo dalla fisionomia profondamente mutata, e sorreggentesi a fatica fra i fascini ed i pericoli della ricerca quasi esclusiva dei beni materiali, nell’oblio e nell’illanguidire dei principi di ordine naturale e soprannaturale… convenga richiamare alle sorgenti pure della rivelazione e della tradizione. Trattasi di rimettere in valore ed in splendore la sostanza del pensiero e del vivere umano e cristiano, di cui la Chiesa è depositaria e maestra nei secoli”. Potremo mai lasciare strade così magistralmente tracciate, anche per l’avvenire, da Papa Giovanni? È da credere che no! E sarà questa fedeltà ai grandi canoni del Suo Pontificato ciò che ne perpetuerà la memoria e la gloria, e ciò che ce Lo farà sentire ancora a noi paterno e vicino».
Papa Giovanni, citato dal futuro Papa Montini, richiama alle sorgenti pure, lontano dalle quali la vita non ha più un senso.
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