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Sincerità nel condividere

Cari amici, vi auguro che siano belli anche gli ultimi giorni di vacanze, per chi li fa e per chi non li fa. Vi devo dire che qui fa ancora terribilmente caldo, raggiungendo anche i 50 gradi all’ombra… dove c’è! Pensate agli amici musulmani che vivono il Ramadan. Eppure vedo i miei amici contenti… Stanno vivendo anche dei bei valori di disciplina, di preghiera e di amicizia fraterna. Ricordiamoli nella preghiera. È la terza sfida che hanno insieme cristiani e musulmani, ha detto il card. Tauran, presidente del Pontificio Istituto per il dialogo interreligioso, il 17 novembre 2009.«La sfida della sincerità è  dialogare proponendo la propria fede, dentro i limiti del rispetto e la dignità di ognuno» È anche disponibilità a riconoscere la verità e a far conoscere ciò che pensa. Mentre riflettevo su questo tema mi è arrivata la notizia della morte di Rania, donna musulmana che mesi fa, nel pellegrinaggio a Tamanrasset, era seduta accanto a me nel luogo della morte di Charles De Foucauld e raccontava al gruppo alcuni momenti dell’eremita e dello studioso. Chi è Rania? Traduco da un notiziario appena giuntomi: «Rania, una giovane donna musulmana di 32 anni è deceduta pochi giorni fa, trasportata dalla corrente improvvisa di un a Tamanrasset. Tragedia per la sua famiglia e per tutta la comunità cristiana. Da alcuni anni era stretta collaboratrice di piccolo fratello Antonio Chatelard, negli studi su Charles de Foucauld. Accompagnava i gruppi di turisti soprattutto a visitare il Bordj, dove era stato ucciso Charles de Foucauld. Fu presente a Roma alla beatificazione e diede una lunga testimonianza (http://www.missionline.org/index.php?l=it&art=2756) che ci aiuta a capire il cammino di una musulmana sui passi di De Foucauld. Alcuni stralci: «I visitatori, anche musulmani, mi chiedevano, il perché del mio studio, lavoro, accompagnamento di frère Charles. Mentre cercavo di capire, mi accorgevo che stavo cercando di capire me stessa. Lessi la sua ricerca nei momenti più difficili della sua vita e il suo sforzo per uscirne. C’è voluto del tempo. Non è stato facile. Avevo paura di perdere la mia identità e le mie radici. Mi sembrava di trovarmi in un crocevia di separazione. Al contrario lo vivo come un crocevia di incontro e di comunione. Attraverso lì, ho scoperto quanto c’è in me di ricco e di unico, senza aver perso la mia identità. Cammino sugli stessi passi di frère Charles e trovo la forza di vivere il mio cammino senza paura». Comunicandoci la notizia, il vescovo, mons Rault scrive: «Molto vicina alla comunità cristiana è rimasta se stessa: donna musulmana di grande fede e ardore di vita. Rania appartiene a Dio. Ha raggiunto tutti coloro che come Maria hanno detto il loro “sì” , appartenenti a qualsiasi credo». È questo “sì” che i membri del dialogo vivono e comunicano. Un “sì” a se stessi, a Dio, agli altri, in una ricerca continua fedele al progetto di Dio su ciascuno di noi. È la sincera voglia di impegnare la propria vita, di darle un senso e di condividerlo. I membri del dialogo, musulmani e cristiani, si impegnano alla coscienza del “Dono di Dio” ricevuto e vissuto in uno scambio di valori vitali in sincerità, disposti continuamente anche alla revisione. E lo studioso islamico Yahya ‘Abd al-Ahad Zanolo scrive: «La sincerità… potrà essere ciò che veramente accomuna i veri dialoganti, che in essa troveranno un mezzo per non confondere ciò che è universale e spirituale con i propri interessi particolari e materiali». In momenti sinceri che vivo con alcune persone, mi lascio sorprendere a qualcosa di bello. Cresce un rapporto. Nel dialogo e nell’amicizia, ognuno sente gioia a dire quello che trova e che vive in profondità. Percepisce e apprezza il cammino e le ricchezze dell’altro, sente che tutto ciò supera le diversità, e ognuno si sente bene com’è. Ma qualcosa cresce… senza paura di dargli spazio e senza paura di dover lasciare qualcosa.

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