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Sufi, sciiti, sunniti: il 2018 sarà l’anno del riavvicinamento?

Ogni giorno giungono notizie di scontri e attentati tra aderenti di diversi movimenti islamici. Quanto sta avvenendo dovrebbe renderci attenti e preoccupati, perché ogni fermento di guerra rischia di espandersi. Il disinteresse è preoccupante. Sentiamoci coinvolti. Ma chi sono? Dopo la morte di Maometto si doveva decidere chi doveva assumere il comando della comunità. Per gli uni il potere doveva essere affidato a un discendente del profeta: ed erano i seguaci del partito – la shia – di Alì, lo sposo della figlia di Maometto, Fatima. Per gli altri il califfo doveva essere eletto. A prevalere furono questi ultimi, in seguito chiamati sunniti, i seguaci della sunna, la tradizione. Nella pianura di Karbala, in Iraq, avvenne nel 680 il sacrificio del figlio di Ali, Hussein, che fu massacrato con 72 fedelissimi dalle truppe del califfo Omayyade, Yazid. Questo episodio marca la frattura decisiva tra l’islam sunnita e quello sciita. La tradizione sufi afferma che il movimento nacque da fedeli musulmani e compagni del Profeta (detti ahl al-ṣuffa, cioè “quelli della panca”), che si riunivano per recitare il dhikr nella moschea del Profeta (di fronte alla stanza della moglie Aisha) a Medina. Il sufismo è un movimento trasversale ed esiste un sufismo sunnita, uno sciita ed uno ibadita, come esistono sunniti, sciiti ed ibaditi che si riferiscono solo alla moschea e non anche a un maestro sufi. In una conferenza a Bordighera (Imperia), il 10 aprile 2008, padre Piero Gheddo, morto lo sorso 20 dicembre 2017, missionario-giornalista attento a quanto avveniva nel mondo, fuori e dentro casa, comunicava:  «A Milano è stato costituito un Forum delle religioni, a cui partecipano ben cinque gruppi musulmani, di cui sciiti e sunniti, oltre a cattolici, protestanti e buddhisti.  I giornali non ne hanno parlato, eccetto un trafiletto su “Avvenire”, perché il fatto propone un modello antitetico a quello corrente dello scontro fra le religioni e le civiltà. Il Forum è nato per iniziativa della diocesi di Milano attraverso il “Centro di documentazione per le religioni”, con una riunione ogni due mesi. I musulmani partecipano in vari gruppi: ci sono le moschee di via Padova e di Segrate, c’è la comunità turca sufi, mentre non è stata accettata la moschea di via Jenner perché l’imam di via Jenner è stato chiamato a giudizio per rispondere di atti di terrorismo. Il Forum è organizzato come strumento di dialogo e di formazione, ma chi non dà garanzie di volere il dialogo o di accettarlo per secondi fini, non è accettato. Questi sono segni visibili di un islam moderato che si fa strada fra i musulmani, mentre non è conosciuto dall’opinione pubblica, non è sostenuto dai giornali e dalle televisioni. Non era mai successo in Europa e anche in Italia che ci fosse una forte presa di posizione di musulmani moderati contro l’estremismo islamico!»  

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