Addio a suor Anna Roncalli, nipote di Papa Giovanni
Il 13 luglio 2019, don Claudio Dolcini presiede i funerali di suora Anna Roncalli nella chiesa parrocchiale di Sotto il Monte. Missionaria in Africa, è morta a 96 anni. La chiesa è piena di parenti della suora e di Papa Giovanni e di fedeli e amici.
Leggiamo alcune frasi dell’omelia di don Claudio. «Nelle lettere di Angelo Giuseppe Roncalli ai suoi famigliari vi ritrovo il meglio dell’uomo, del prete, del cristiano Angelo Giuseppe Roncalli. Rileggevo ieri le lettere inviate dallo zio Vescovo alla nipote Anna, prima e dopo la professione religiosa. Una in particolare mi ha subito colpito, quella in cui, lo zio vescovo dà una sintetica radiografia spirituale della nipote, prossima alla consacrazione; “Mia cara nipote Anna, (…) la tua (lettera) letterina mi dà viva soddisfazione, perché mi rivela la linea caratteristica della tua fisionomia spirituale, cioè: semplicità, decisione e generosità”. (Parigi, 1 marzo 1949)
Il racconto della vita di suor Anna, rivela questi tratti di semplicità, decisione (l’amore per l’Africa) e generosità. Avrà fatto tanto bene, come del resto la fa ancora oggi anche a noi, leggere quelle parole così importanti per Giovanni XXIII, che l’allora nunzio a Parigi scrisse a suor Anna il 30 aprile 1949, tre giorni prima della sua professione religiosa: «Non ti ripeto quanto altre volte ti ho detto e scritto. La volontà del Signore è la nostra pace. Come è detto nel mio stemma episcopale: “Obbedienza e pace”.
Sempre nella medesima lettera, il futuro Papa notava come il giorno della professione religiosa (il 3 maggio) fosse allora la festa della Croce del Signore, e scrive: «Nella croce la nostra gioia e la nostra gloria, ora e sempre».
Il 20 gennaio 1952, a seguito della morte della cognata Ida (la mamma di suor Anna) avvenuta il 3 dicembre 1951, lo zio vescovo scrive a suor Anna, ormai già ad Asmara: «Mia cara suor Anna, (…) immagina se io non ho sofferto per la morte tragica della tua buona mamma. (…) Tu continua bene, con calma, con mitezza, con umiltà, con abbandono nel Signore. (…) Quando si è così perduti nel (Signore) non viene neppure in mente di curarci di noi stessi (…) Tutto è per lui, (…) tutto è veduto nella sua luce e nella sua carità».
Quanto il futuro Papa scrisse alla sua cara nipote vale anche per noi, sempre: vale quello sguardo verso il Cristo, verso la sua croce; così da interpretare anche le nostre di croci e di fatiche, come abitate da Dio, che non abbandona nessuno, che alza lo sguardo verso la resurrezione, verso un amore, quello del Signore, che dà speranza e consolazione.
Concluderei con le parole del Papa: “Per noi che abbiamo fede, cara suor Anna, la morte dei nostri cari non è che uno scomparire dai nostri occhi; momentaneo anche quello, col vantaggio che i defunti sono i nostri migliori protettori”.
Ci viene spontaneo pensarla così anche noi, come il nostro grande santo: che anche suor Anna, che al Signore chiediamo l’accolga oggi in cielo, si aggiunga alla schiera dei santi e dei beati, quelli più popolari e quelli domestici, nel sostenere la fede, la speranza e la carità di ognuno di noi, perché anche noi viviamo con generosità e semplicità di cuore.
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