Thailandia: due modelli di evangelizzazione a Chiang Mai
Don Lorenzo Biasion, ora parroco di San Giorgio delle Pertiche (PD), parrocchia dove sono stato battezzato e dove domenica 6 ottobre ho festeggiato i miei 60 anni di sacerdozio assieme ai miei parenti, mi ha fatto dono della sua tesi di laurea. Don Lorenzo, prete diocesano di Padova, fidei donum, mette a confronto due modelli di evangelizzazione operanti in Thailandia: il Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) e la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Betharram.
Lo ringrazio e desidero far conoscere il suo studio interessante con questa sua introduzione.
«Il tentativo di questo mio studio è quindi quello di cogliere attraverso due modelli missionari la prassi di annuncio, servizio, testimonianza al regno di Dio in un dialogo profetico, audace ed umile, perché solo così la Chiesa sarà fedele alla sua identità anche oggi.
Nel primo capitolo cercherò di introdurre il lettore nel percorso di riflessione teologica sulla missione, attraverso alcuni documenti che hanno preceduto il Concilio Vaticano II, altri prodotti dal Concilio Vaticano II e alcuni successivi, con un’attenzione particolare al mondo asiatico. Cercherò di cogliere i nodi fondamentali su cui si gioca la missione della Chiesa: l’inculturazione, il modello di Chiesa in vista del regno di Dio, la missione legata alla promozione sociale, l’evangelizzazione legata all’annuncio e alla testimonianza della carità, la visione dell’uomo e della sua salvezza interpretato dal prisma dell’incarnazione di Gesù. Nel secondo capitolo cercherò di mettere a confronto due modelli di evangelizzazione operanti in Thailandia: il Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) e la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Betharram. Saranno evidenziate le diversità, i punti “forti e deboli” di questi modelli, mostrando come la missione possa esprimersi anche in forme diverse nello stesso contesto e produrre frutti abbondanti per il regno di Dio. In questi capitoli mi avvarrò di testimonianze dirette di vari missionari e attingerò agli archivi degli istituti.
Nel terzo capitolo con l’ausilio delle informazioni ricevute cercherò di fare una valutazione dei due modelli missionari. I due modelli analizzati – il Pime e quello dei Padri Betharramiti – sono diversi per ispirazione e concretizzazione, ma entrambi si sono inculturati nel nord della Thailandia, in particolare nella diocesi di Chiang Mai producendo un immenso bene alla Chiesa locale e facendola crescere sia nel laicato che nel presbiterato. Questo risultato va attribuito certamente a figure di missionari “giganti” pieni di zelo e di passione missionaria che hanno operato nel campo, ma naturalmente soprattutto all’azione costante dello Spirito Santo che precede la missione con i suoi doni. Per quanto riguarda le fonti usate per mettere a confronto il modello missionario del Pime e quello dei padri Betharramiti, la ricerca non è stata facile nel reperire documenti perché sappiamo che i missionari sono poco portati a scrivere e a riflettere sul proprio lavoro missionario. Ho attinto dagli archivi dei due istituti religiosi dove ho potuto reperire alcuni documenti inediti che ho riportato nel testo. Inoltre ho fatto delle interviste dirette ad alcune persone significative che ho riportato per esteso in appendice e che rappresentano anche questo materiale inedito. Infine, ho ritenuto opportuno trascrivere per esteso in appendice alcune video-interviste di missionari in Thailandia particolarmente significative per la ricerca svolta.
Tale lavoro diventa per me una occasione di lode e di ringraziamento a Dio per questa esperienza».
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