Un cammino insolito
A Mirpur, il quartiere di Dhaka in cui vivo, oltre alla parrocchia cattolica ci sono almeno 10 comunità cristiane di diverse denominazioni, alcune relativamente numerose, altre molto ridotte di numero, tanto da non riempire una piccola stanza. Quasi tutte hanno un’opera educativo-sociale, alcune sono molto attive nell’annuncio. Le differenze teologiche sono poco chiare e approssimativamente conosciute dagli appartenenti a queste comunità, e i passaggi dall’una all’altra avvengono spesso senza traumi.
Si trovano per lo più attitudini amichevoli, anche molto aperte e cordiali; ma non manca qualche “scivolata” critica del tipo “i cattolici adorano la Madonna”, oppure “i protestanti convertono con i regali”. La Chiesa cattolica, come mi disse una volta con un sorriso un simpatico vescovo anglicano, è considerata da molti come la vecchia mamma, purtroppo un po’ matrigna, che guarda dall’alto in basso. Tutte, a quanto ne so, provengono da forme di “gemmazione” o di frattura di precedenti comunità; tipica la galassia delle chiese battiste, o le più recenti pentecostali di origine americana, o coreana, o autoctone. Un conflitto fra leaders, o una disputa sulla gestione dei soldi è a volte la causa per cui nasce una nuova denominazione.
Ma ho conosciuto un’eccezione. Trentasei anni fa un giovane non cristiano (lo chiamerò Ypsilon) fa uno strano sogno: il Bangladesh diventerà cristiano. S’incuriosisce, legge la Bibbia, ne rimane affascinato, si convince che Gesù lo chiama a seguirlo, e si fa battezzare. Con non pochi rischi e disavventure, inizia a testimoniare il suo percorso di fede, e trova altri che lo seguono. Decide di non uscire dall’ambito culturale della propria religione di origine, conservando nome, linguaggio, costumi, ma vivendo e testimoniando la propria fede in Cristo. Aderisce al Movimento della Riforma, e così, in pratica, nasce una nuova “chiesa riformata” tutta di convertiti. Anche quando il numero degli aderenti cresce, e così suoi impegni, segue l’esempio di s. Paolo continuando il suo lavoro di commerciante, per non essere di peso a nessuno. Sono circa 8mila i membri di questa comunità, sparsi sul territorio e suddivisi in comunità di numero molto ridotto, che di solito pregano nelle case, ma hanno anche una ventina di luoghi di culto. Ypsilon, un uomo simpatico e socievole, non dà l’impressione di un fanatico, né si atteggia a profeta o santone ispirato; non assume atteggiamenti polemici o critici verso altre denominazioni o verso i cattolici; si chiede perché non basti la fede in Cristo per sentirci uniti, nonostante le molte differenze storiche. Fra le varie riflessioni che ho sentito durante la settimana per l’unità dei cristiani, la sua mi è parsa la migliore.
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