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Icona decorativaIcona decorativa19 Febbraio 2018 Franco Cagnasso

Un grido

Arrivano la sera del 18 gennaio, frastornati per il lungo viaggio da Bandarban e spauriti per il caos della città. Da tempo si aspettava questo “picnic” dei ragazzi Marma, che desideravano incontrare i ragazzi della nostra parrocchia di Mirpur (Dhaka). Li hanno accolti, divisi in piccoli gruppi, e guidati lungo i vicoletti affollati fino alla chiesa, senza che nessuno si smarrisse nella folla. Cena, una bella dormita sulla paglia (che fatica trovarla in città!), e il giorno dopo la stanchezza era passata. Abbiamo pregato insieme, loro le preghiere quotidiane buddiste e noi la Messa, commentando la parabola del giudizio finale, quando il Signore non chiederà: “Di che religione sei?”, ma: “Mi hai dato da mangiare quando avevo fame, mi hai visitato quando ero ammalato?…”. E’ seguita l’attesissima visita allo zoo, che non è lontano e poi, dopo il pranzo in giardino, è arrivato il “pezzo forte”, a cui si erano preparati accuratamente: la “sanskritik onusthan” (celebrazione culturale). Canti e danze di varie tradizioni etniche e moderni, una non dichiarata competizione: fierezza per le proprie tradizioni, stupore per le altre. Ad un certo punto, inattesa, si infila nel programma una scenetta semplice, ingenua. Due ragazze e due ragazzi interpretano una famigliola marma: papà e mamma che lavorano in foresta, i figli che studiano e aiutano, momenti di pace. Una mattina, andando a scuola, fratello e sorella incrociano un gruppo di bengalesi che amichevolmente chiede chi siano, dove abitino, che facciano… poi ciascuno prosegue per la sua strada. Ma i bengalesi non vanno a scuola, vanno ad una stazione di polizia. Confabulano a lungo, spiegano, offrono soldi, escono con qualcosa nascosto in sacchi. La sera, quando la famigliola è radunata per la cena, il gruppo arriva, pesantemente armato. Sfonda la porta, picchia, trascina fuori mamma e figli, saccheggia, infierisce sul papà, dà fuoco alla casetta, e scappa. Un breve silenzio. I ragazzi e la mamma tornano e si gettano piangendo disperatamente sul corpo senza vita del papà. A lungo. Poi il ragazzo s’inginocchia di fronte al pubblico e grida:  “Così noi andiamo avanti, ma quando, quando ci lasceranno la nostra vita?”. Mi sconvolge: non sta recitando, sta piangendo davvero, sta lanciando a tutti un grido straziante, disperato, e con lui piangono molti dei ragazzi marma, fra lo sconcerto di tutti. Poi riprendono canti, danze, gioia e risate. Ripartiranno il mattino dopo, e speriamo che l’anno prossimo si possa ricambiare: i ragazzi di Mirpur andranno a Bandarban. Un picnic che ci ha dato molto.

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