Uniti accanto al Bambino Gesù, “Allah ighbel”
Mi scrive Suor F. da Tamanrasset, città di confine tra Algeria e Niger, dove Charles De Foucauld fu ucciso 100 anni fa: «Durante il ramadan ero ospite ogni sera di famiglie amiche. Al momento della preghiera facevano la loro preghiera e io la mia. Poi dicevo: “Allah ighbel” (Dio accolga la tua preghiera) e loro mi rispondevano “Allah ighbel“! Mi sentivo nutrita di pane e della fede degli altri. Spesso telefono a un amico scout musulmano che mi aveva regalato il suo foulard e mi dice: “Ci siamo conosciuti grazie all’amore di Dio. Per questo l’amicizia dura. Non c’è altro tra noi”. Altre perle di vita nel mio quotidiano mi dicono che in ciascuno di noi, anche senza saperlo, vive una parte di colui che ci abita. Lo Spirito non è proprietà esclusiva di nessuna religione. Lavora tutte le culture. Incontro nel mio lavoro persone di razze e categorie diverse e spesso do loro la possibilità di incontrarsi, parlarsi, di essere vicine tra loro: medici e malati, operai e padroni… Ci sediamo tutti assieme per mangiare, migranti, arabi, touareg, ciadiani e io, straniera. Vedo gente che arriva dopo il duro passaggio nel deserto, gente sfruttata, disprezzata, rapita, obbligata ai peggiori lavori, scappata da Boko Haram, attaccata col coltello alla gola… Sopravvive. Ci chiediamo: “Perché questo?”. Negli incontri intensi esco sempre incoraggiata dalla loro forza di soffrire, aiutandosi, amandosi. Altra perla: Un prigioniero mi dice : “La guardia che ti lascia venire con noi, non ci fa mai sentire che siamo dei prigionieri”».
Cari amici, Buon Natale! Vedete che sono ancora unito agli algerini come quando, vivendo lontano, ero sempre unito a voi. A gennaio terminerò a Roma il mio tempo di “aggiornamento”. Sono ancora in attesa di “lavoro”. Uniti accanto al Bambino Gesù. “Allah ighbel!”.
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