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Vie islamiche alla non violenza

“Vie islamiche alla non violenza” è  il titolo del libro che presenta il pensiero del musulmano Jawdat Said, nato nel Golan siriano. Jawdat Said  ha scritto 15 libri in cui tratta soprattutto la questione del cambiamento pacifico da diverse angolature e punti di vista: coranico, sociale, umano, storico e civile. Per il “Gandhi dei musulmani”, così è definito, la non violenza è l’unica opzione possibile. Nel libro, egli parte e fa riflettere da questo testo coranico (5, 27-28): «Recita loro la storia dei due figli di Adamo, in tutta verità, quando offrirono a Dio un sacrificio e quello dell’uno venne accettato e non venne accettato quello dell’altro. Costui disse : “Io ti ucciderò”, e il secondo rispose : “Dio accetta solo il sacrificio di chi Lo teme, e se stenderai la mano contro di me per uccidermi io non stenderò la mano su di te per ucciderti perché ho paura di Dio, il Signore dei mondi». Leggendo il libro si trovano altri testi coranici interpretati profondamente nel loro contesto spazio-temporale in tono positivo e aperto e leggiamo l’interessante analisi e descrizione del jihad come lotta interiore e non solo come guerra. Riguardo alla sharia, Jawdat afferma: «La sharia di Dio si realizza quando la giustizia si realizza». Nell’introduzione al libro, il teologo musulmano tunisino Naser Dumairieh, professore alla Gregoriana e al Pisai (Pontificio Istituto di studi arabi), afferma che l’appello di Jawdat alla libertà e al rispetto della diversità, così come il suo rifiuto della violenza, sono questioni essenziali e radicate nella sua comprensione del Corano, dell’uomo e della storia. Sempre Naser termina l’introduzione traducendo questi pensieri di Jawdat: «Tra i giovani del mondo islamico vi è chi è disposto a sacrificare se stesso e i propri beni sulla via dell’Islam, ma difficilmente trovi tra essi chi si fa avanti per dedicare anni della sua vita a uno studio serio,  a elaborare un argomento, o arrivare a chiarire una verità». «Ciò che manca ai musulmani è il discernimento, non la devozione – almeno al momento attuale – e in altre parole ciò che manca è la scienza, non la fede, le capacità e non la volontà». Jawdat Said è stato più volte incarcerato e continua a soffrire per le sue idee. Il suo libro scritto in arabo come tutti gli altri, è il primo tradotto in italiano. Ormai possiamo leggere altri libri come questo, scritti per i musulmani, perché si aprano a un dialogo. Tradotti ora per il mondo occidentale, perché si conosca veramente il  mondo musulmano, oggi in fermento, e si abbia fiducia che un dialogo pacifico e costruttivo è possibile.

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