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Icona decorativaIcona decorativa28 Febbraio 2022 Silvano Zoccarato

Vita missionaria in Tunisia

Terminati i tre mesi in Tunisia con i confratelli fatel Marco e padre Anand, sto pensando ad alcune note di vita missionaria vissute in una situazione in via di sviluppo, dato che siamo ancora agli inizi. Essendo stato per dieci anni in Algeria a Toggourt, cittadina-oasi del Sud e nel vero deserto, mi son trovato in Tunisia ad osservare, ascoltare le novità che vedevo, ma anche a ridare un senso a ciò che è importante, essenziale. A Tozeur, in un semplice appartamento in zona periferica e silenziosa con poco movimento di macchine e di persone, la vita è tranquilla e i momenti di comunità erano veri momenti di comunità, quelli della preghiera di vera preghiera. Vi si dedica il tempo necessario, si orna l’ambiente con piccole luci e fiori, la liturgia, ben preparata da padre Anand e fedele alle norme, tutto ti fa sentire che sei Chiesa in preghiera e sei in comunione con tutta la Chiesa. Preghiera non solo come adempienza di un dovere, ma momento di vita. Nell’incontro con Dio, la persona in relazione cresce negli elementi che formano umanità e spiritualità, libera e disposta a incontrare e a vedere come desidera Dio, a vivere umile e povera come lo è stato Gesù. Questo della preghiera è il primo obiettivo da vivere sia come elemento di base di vita missionaria sia come elemento di relazione con ogni persona nel suo profondo religioso. La gente la incontri al mercato, negli uffici della polizia o dove si pagano le tasse, dove si domandano biglietti d’ingresso o i permessi necessari. Si vivono incontri con persone residenti a Tozeur o nei dintorni, per motivi di lavoro o missionari o persone che operano nei servizi diocesani a Tunisi. Ormai le relazioni all’interno del Paese sono molteplici e la nostra presenza è conosciuta, rispettata e apprezzata. L’incontro e l’accoglienza consolidano contatti di amicizia e di unità in un Paese già aperto e sensibile alle relazioni umane. Incontrare e mettersi in relazione di convivenza e dialogo è il secondo aspetto vitale della missione. Nostra caratteristica del Pime è lo studio della lingua e della cultura del popolo col quale si vive. Ogni età lo permette, anche se con qualche fatica. Corsi di arabo in casa col computer e fuori casa. Si resta lontani se non si riesce a entrare nella logica e nelle espressioni della lingua e se non si fa sentire che si fa parte, si diventa membri della stessa famiglia e società. Fedeli ai gusti culinari dei nostri Paesi di origine, ma coi prodotti che si trovano, per curare una buona salute, si sa anche apprezzare le specialità del luogo e non avendo personale di servizio e dovendo anche lavorare in cucina, si può approfittare per entrare nei ristoranti vicini e passare qualche ora con persone amiche o di passaggio. Il conto è modesto. Mons. Tessier diceva che si ama l’Algeria anche con la sua cucina. Dal punto di vista turistico la zona è eccezionale: montagne, deserto, laghi di sale, palmeti, chilometrici di datteri… Il cuore è aperto a lodare il Signore per le sue meraviglie. Aria pulita, sole cocente, dromedari, capre, pecore e uccelli che arrivano al davanzale vicino alla cucina, per fischiettare attendendo i doni di fratel Marco che risponde a sua volta fischiettando lui, contento che «si è missionari laddove i superiori inviano senza se e senza ma, e soprattutto senza nostalgie». L’amore della natura fa gioire, sorridere e contemplare.
La Tunisia è ricca di resti archeologici, punici, romani, bizantini, arabi e cristiani. Quando il turismo ritornerà, è da augurarsi che si trasformi in pellegrinaggi di vario interesse culturale e religioso, per risentire i valori che quelle pietre e quei luoghi ricordano. I cristiani pregheranno, sentendo vicini i martiri e i santi. I pellegrinaggi potranno impegnare anche i missionari quando saranno ben organizzati, ma lasciandoli anche liberi di svolgere il loro servizio.
 
     

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