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Vite donate: padre Valeriano Fraccaro

Nato il 15/03/1913 a Castelfranco Veneto (Treviso). Iniziò la formazione nell’Istituto nel 1934. Fu ammesso al Giuramento, ordinato Presbitero e partì per la Cina (Hanzhong) nel 1937. Espulso nel 1952, passò a Hong Kong nel 1953. Venne ucciso il 28/09/1974 a Say Kung, Hong Kong. La mamma ha allevato una nidiata di 14 figli. Ogni mattina passava dal letto all’altare, per trovare la forza e la bontà nell’Eucaristia. A scoprire il corpo di Padre Valeriano è un giovanissimo missionario di ventisei anni, Francesco Frontini. Per lui è un colpo terribile…  Anche quella sera il missionario ha avuto visite, fin quasi le undici. Ma chi può averlo ucciso? Chi poteva voler male a P. Valeriano? La sua veste bianca, la cartellona sformata che si portava sempre dietro, il grande ombrello da contadino con cui si riparava dai caldi raggi del sole, sono popolari in tutti e trentasette i villaggi del distretto. I bambini lo riconoscono da lontano per quel suo incedere un po’ goffo e gli corrono incontro gridando sulle stradine polverose, che lui stesso percorre sempre a piedi. Non ha la macchina e non vuole neppure imparare a guidarla: «Figurarsi, alla mia età!», dice sorridendo. Nel novembre del 1939 scriveva a suo fratello, P. Vittorino: «Sono sempre lieto e la salute non mi manca, le gambe ancora forti per fare lunghi viaggi, la stanza senza disturbi e il sonno profondo senza sogni. C’è da lavorare da spolmonarsi…». Era giunto a Hanzhong nel 1937, all’età di ventiquattro anni, senza nulla. Infatti, i bagagli, spediti dall’Italia via mare, erano rimasti fermi in un magazzino allo scoppio della guerra. Glieli consegnarono soltanto nel 1945 quando “ormai non ne avevo più bisogno“. Era un duro periodo: «La guerra continua e non si sa quando finirà. In questi giorni – scriveva alla fine del 1939 – gli aeroplani giapponesi hanno cominciato a bombardare Hanzhong: tante bombe, tanti disastri e morti. L’ultima volta trenta bombe e più sono cadute sui fabbricati del Vicariato. Gennaio 1951: «Siamo sotto dei veri padroni, proclamata la libertà di religione, di stampa, di propaganda, però vogliono sapere tutte le nostre cose, pretendono che si avvisi la polizia su tutto, proibiscono ai cristiani di andare in chiesa e ai preti di compiere il ministero. Temiamo di essere cacciati via dalla Cina … Così, dopo molte dolorose vicende, anche lui nel 1951 fu espulso dalla Cina per sempre, come nemico del popolo. Lasciata la Cina continentale, riuscì a rimanere a Hong Kong dove mise radici. È da poco a Cairn quando scoppia un violentissimo tifone che devasta ogni cosa. Padre Valeriano, allora, organizza i soccorsi… Ama talmente le persone anziane, che ha persino organizzato il “Festival della riconoscenza per i vecchi”. In coincidenza con le feste del Capodanno cinese – quando tutti corrono in città a divertirsi, lasciano in casa, soli, i “nonni” – Inventa una gran festa riservata agli anziani. Fa tutto lui: serve in tavola, canta, racconta storie allegre e mesce del buon vino, un vero lusso per i pescatori di Cairn (c’è sempre qualche vecchietto che se ne torna a casa mezzo brillo!). «Che male c’è? Se fosse male – sostiene P. Valeriano – nostro Signore non avrebbe cambiato l’acqua in vino, alle nozze di Cana». Ai bambini, insieme alle immaginette ingiallite, regala, tirandole fuori dalla borsa impolverata, numerose fette di quel dolce che impasta e cucina lui stesso: lo conoscono, infatti, come “il prete fornaio”. In tutte le case è amato il suo “faccione sorridente, grondante sudore, che egli si asciuga con un gran fazzoletto da contadino” e che gli è valso un altro soprannome: “Papa Giovanni”. Per lui evangelizzazione significa rapporto personale con la gente, mantenere i contatti con tutte le famiglie dei villaggi. È capace di prendere la barca e partire alle sette del mattino e tornare la sera alle dieci, undici: fa il giro dei piccoli gruppi dispersi, entra nelle baracche a visitare i malati, a scherzare con le vecchiette che non si possono muovere, va a trovare i pescatori sul luogo del loro lavoro e poi celebra messa dove capita, spesso nelle barche dove i pescatori vivono e dormono. Questo, dice, per creare una comunità di fede e di vita. Un piccolo “Papa Giovanni”, dunque, con quel sorriso che nasce dalla semplicità evangelica, da un cuore dilatato, da una fede più forte delle amarezze quotidiane…E lui è il primo a coltivare questo intenso rapporto con Dio, nonostante i mille impegni e preoccupazioni: «Pur essendo occupati in tante faccende materiali, cerchiamo di trovare un po’ di tempo per raccoglierci tra noi e Dio e pensare alla nostra anima». «La cosa che mi fece più impressione – afferma una ragazza cattolica di Cairn – era la sua dedizione nell’aiutare i bisognosi: chiunque ricorreva a lui, certamente riceveva un aiuto. Andava egli stesso a cercare i più poveri, gli piaceva aiutare le persone che nessuno aiutava. Chi avrebbe potuto volergli del male?”  

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