Afghanistan: un’impresa da donne

Afghanistan: un’impresa da donne

Arrivata per la prima volta nel Paese nel 2009, Selene Biffi è un’imprenditrice sociale che oggi sostiene la microimprenditoria femminile attraverso l’associazione “She Works for Peace”. Il 29 maggio sarà al Centro Pime di Milano per raccontare la sua storia e quella di tante donne afghane che hanno deciso di non arrendersi all’oscurantismo e all’oppressione dei talebani

Difficile trovare qualcuno che ami l’Afghanistan più di Selene Biffi, 42 anni, che ha vissuto nel Paese prima come volontaria, poi come cooperante e oggi come imprenditrice sociale. Originaria di Mezzago (Monza Brianza), arriva per la prima volta a Kabul nel 2009. Deve redigere e seguire l’attuazione di un progetto per le Nazioni Unite: un libro di testo per i bambini delle zone rurali, per «insegnare semplici concetti in tema di salute, agricoltura e sviluppo», spiega ad AsiaNews. In realtà si era candidata come osservatrice esterna alle elezioni, ma la sua proposta era stata respinta nove volte. Poco dopo il suo arrivo in Afghanistan i talebani compiono un attentato contro l’hotel che ospita gli osservatori internazionali e sei dipendenti dell’Onu rimangono uccisi. Selene viene fatta evacuare e torna in Italia, dove matura la decisione di continuare a impegnarsi a favore della popolazione afghana.

Da lì inizia la sua avventura: insieme al progetto per le Nazioni Unite, decide di scrivere un fumetto sulla salute pubblica per superare la barriera dell’analfabetismo. Qualche anno dopo fonda una scuola di cantastorie, la “Qessa Academy”, che attraverso lo storytelling tradizionale – «più intimo e facile da accettare per gli afghani», commenta -, fino al 2020 ha formato e informato le comunità locali su una varietà di temi, ovviando, anche in questo caso, al problema dell’analfabetismo. Un modo originale per preservare l’eredità culturale e dare speranza ai giovani di poter essere fautori dello sviluppo dell’informazione. Tutto il suo impegno, afferma Selene, «è dovuto all’innamoramento per l’Afghanistan. C’è qualcosa di magico malgrado le difficoltà, la guerra e tutto il resto: è la resilienza e la dignità del suo popolo».

Oggi i suoi progetti sono soprattutto a favore delle donne afghane che, dopo il ritorno al potere dei talebani nell’agosto del 2021, si trovano relegate ai margini della società. Selene, dopo essere stata coinvolta nell’evacuazione di cittadini afghani da Kabul, era tornata ancora una volta nel Paese per distribuire alla popolazione le donazioni raccolte in Italia: «Le persone erano contente di ricevere aiuti, ma mi chiedevano la possibilità di tornare a lavorare”» Da questa necessità è nata, a inizio 2022, l’organizzazione no-profit “She Works for Peace”, che ha come obiettivo quello di sostenere la microimprenditoria femminile anche nel contesto attuale.

Al giorno d’oggi quasi la metà della popolazione afghana (circa 20 milioni di persone) sopravvive unicamente grazie agli aiuti umanitari. Ad aggravare la situazione si aggiunge la bassa alfabetizzazione, ancora ferma intorno al 22%. Circa 4 milioni di donne e bambini soffrono di malnutrizione acuta. A causa della crisi economica e della mancanza di liquidità, i debiti delle famiglie sono aumentati di sei volte, e oltre il 70% dei redditi viene impiegato per comprare generi alimentari.

«Quando parliamo di microimprese – precisa Biffi – intendiamo anche una singola donna con in casa una vacca di cui poi vende il latte al mercato, quindi si tratta in molti casi di attività di sopravvivenza». “She Works for Peace” in un anno ha sostenuto centinaia di progetti, tra cui un pastificio nel nord del Paese – in realtà una casa riconvertita in laboratorio – che oggi accoglie 15 donne, mentre due uomini sono stati assunti per la distribuzione della pasta nei villaggi.

Per sostenere e sviluppare la microimprenditoria femminile, realizzabile quasi esclusivamente tra le mura domestiche, a fine 2023 è poi nata “Bale Khanom”, una helpline telefonica che offre sostegno alle imprenditrici o aspiranti tali in maniera gratuita. Sono sei le operatrici che, lavorando da casa, rispondono alle chiamate, offrendo suggerimenti e consigli pratici per quanto riguarda lo sviluppo del prodotto, la gestione finanziaria e la raccolta fondi, ma anche il management e il marketing. E sono migliaia le donne che chiamano ogni giorno. «La cosa che mi colpisce di più – continua – è la volontà delle donne di darsi sostegno a vicenda. Vogliono insegnare, creare opportunità e nuovi posti di lavoro anche in un contesto così complesso», prosegue Selene, che sarà ospite al Centro Pime di Milano (sala Cremonesi) mercoledì 29 maggio alle ore 18.30 per raccontare la sua esperienza e quella di tante donne afghane che hanno deciso di non arrendersi. Durante l’evento verrà inoltre presentato da Isabella Doniselli Eramo il volume “Afghanistan: crocevia di culture” (Luni editrice), pubblicato a seguito del convegno organizzato dalla Biblioteca del Pime e da ICOO (Istituto di Cultura per l’Oriente e per l’Occidente) nel giugno 2022.