Un gruppo di presuli di tutti i continenti ha chiesto l’immediata liberazione dell’imprenditore cattolico attivista pro-democrazia in carcere da più di mille giorni. La dura replica del governo di Hong Kong: «Parole distorte che mirano a interferire negli affari interni». Il 18 dicembre inizia il processo in cui rischia l’ergastolo ai sensi della controversa Legge sulla sicurezza nazionale
Il governo di Hong Kong il 9 novembre ha ufficialmente contestato l’appello dei vescovi attraverso le dichiarazioni di un portavoce: «Respingiamo le parole distorte per quanto riguarda i fatti, sottoscritte dai leader cattolici stranieri, che intendono interferire negli affari interni di Hong Kong e nell’esercizio indipendente del potere giudiziario dei suoi tribunali». In maniera sprezzante l’iniziativa la nota sostiene che nel testo vi sarebbero addirittura gli estremi per «il reato di oltraggio alla corte».
Sostenendo che a Lai sia stato pienamente garantito il diritto alla difesa, il governo di Hong Kong dichiara di voler continuare «in conformità con la legge, a prevenire, reprimere e punire efficacemente gli atti e le attività che mettono in pericolo la sicurezza nazionale e a salvaguardare i diritti e le libertà di cui gode la popolazione di Hong Kong. Il governo – conclude la nota – esorta con forza i leader cattolici stranieri a distinguere i fatti dalle falsità e a smettere immediatamente di interferire negli affari interni».