La co-fondatrice dell’Università Cattolica, che sarà beatificata il 30 aprile, ebbe anche un’attenzione speciale per l’evangelizzazione, in particolare in Cina, dove sostenne la nascita di un istituto religioso femminile oggi diffuso e vitale
«Il giorno 17 settembre 1923, festa delle Stimmate di san Francesco, abbiamo inaugurato l’istituto Benedetto XV, cioè delle suore cinesi, cui è imposto il nome di Terziarie Francescane del S.S. Cuore di Gesù. Se vedeste come sono contente ed entusiaste della Gioventù femminile! Le suorine, le probande, vengono istruite in letteratura, disegno, maglieria, tessitura, musica, canto, medicina ecc..: tutto servirà per poter aprire scuole in altre città. Anzi, alcuni mandarini mi scrivono che hanno già preparato locali per le scuole femminili, insistentemente pregandomi di mandare le nostre giovani come direttrici. E questi mandarini sono pagani!».
Quando monsignor Eugenio Massi, vescovo francescano nello Shanxi settentrionale, scriveva queste righe ad Armida Barelli, responsabile della Gioventù femminile cattolica italiana (Gfci), non poteva immaginare che quel piccolo drappello di giovani avrebbe dato vita a quello che oggi è l’Istituto religioso femminile più numericamente consistente di tutto il Paese. Ebbene: ora che la Chiesa universale guarda ad Armida Barelli come a una nuova beata – la cerimonia di beatificazione è prevista il 30 aprile nel Duomo di Milano -, abbiamo un’occasione propizia per riscoprire una pagina poco nota dei rapporti ecclesiali Italia-Cina e per far luce su un aspetto della co-fondatrice dell’Università Cattolica sin qui noto solo agli addetti ai lavori. È un fatto che, senza l’appoggio spirituale e il contributo economico della Barelli e dell’intera Gioventù femminile, la congregazione delle Missionarie francescane del Sacro Cuore di Gesù non sarebbe potuta nascere e affermarsi come una realtà vivace e dinamica. Particolarmente radicato nella diocesi di Xi’an, l’Istituto ha però inviato suore in molte altre zone della Cina. Chiosa monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dal 2007 al 2014 vescovo di Macerata, diocesi di provenienza di Matteo Ricci: «La dimensione della missionarietà nella vita e nell’opera di Barelli merita la stessa attenzione che hanno le altre realtà di cui lei è stata fondatrice e protagonista».
In effetti, la suggestione per l’altrove e per l’ad gentes, la Barelli ha iniziato ad avvertirla fin da giovane. Proveniente da un’abbiente famiglia milanese, Armida, nata a Milano nel 1882, viene mandata a studiare in Svizzera tedesca nel 1895, presso le suore di Santa Croce a Menzingen. Lì consegue il diploma delle Normali (le ex Magistrali) e di lingua tedesca. Nel 1900, a 18 anni esatti, salutando le compagne neo diplomate, si lascia sfuggire un interrogativo eloquente: «Che ne sarà di noi tra 10 anni? Per conto mio, o sarò suor Elisabetta missionaria in Cina o madre di dodici figli». In realtà, la Provvidenza aveva in serbo per lei ben altri piani. E tuttavia l’aneddoto è significativo di una tensione apostolica che sarebbe fiorita di lì a pochi anni. Commenta monsignor Giuliodori: «L’idea della Cina era già presente nella sua giovinezza. Ma quando Benedetto XV pubblicò nel 1919 la lettera apostolica Maximum Illud, rilanciando l’impegno missionario della Chiesa universale, la Barelli ha dato impulso a un’iniziativa significativa come la fondazione delle Missionarie francescane del Sacro Cuore di Gesù».
Interessante il ritratto che della prima superiora disegna monsignor Massi. «È una santa giovane di 28 anni, di nome Filomena Wang, figlia di un ricco mandarino. Sa bene il francese, conosce il disegno, la musica, i lavori di cucito, tessitura, maglieria, ricamo. Dotata di un vero spirito di apostolato e di sacrificio, è provvidenziale per la fondazione, la direzione e la vita dell’Opera. Non si preoccupa mai della povertà dell’istituto, anzi incoraggia noi dicendoci: “Stia tranquillo, monsignore, almeno in principio si devono fare sacrifici. Noi tutte siamo contente di questa povertà, e vogliamo professarla non solo con lo spirito, ma con i fatti». Precisa l’ex superiora generale, suor Giuditta Hu Xiaozhe, in merito alla nascita della congregazione cui appartiene: «La fondatrice è una cinese, Maria Wang Wenqing, alla quale diedero un forte sostegno il vescovo Massi e padre Ding Wutiao, francescano spagnolo». Ma anch’ella riconosce un rapporto di particolare amicizia tra la congregazione, la Barelli e la Cattolica. Spiega: «L’Università Cattolica del Sacro Cuore ha una profonda relazione storica con noi, sebbene si tratti di un ateneo famoso, mentre il nostro è soltanto un piccolo istituto».
Diversi episodi confermano questa amicizia. In una lettera delle suore del noviziato di Tung-yuan-fong, inviata nel 1932 alla Barelli, leggiamo, ad esempio: «Le novizie di cui vi mandiamo la fotografia hanno già professato e altre sette novizie hanno preso il sacro abito e d’ora innanzi non mancheranno mai una o due vestizioni annuali; la catena non verrà più interrotta». Purtroppo, invece, a partire dal 1952 fino al 1980 l’istituto è rimasto chiuso forzatamente, a causa della presa del potere maoista: 11 suore sono state arrestate e incarcerate, altre sono tornate alle loro case, alcune sono finite ai lavori forzati, diverse sono state sottoposte a processi pubblici e subito punizioni fisiche, «ma sono sempre rimaste fedeli a Dio e alla Chiesa». Quando la situazione della Chiesa gradualmente ha iniziato a migliorare, l’istituto è riemerso dalla clandestinità: oggi le suore sono impegnate nella pastorale, nell’evangelizzazione, nel servizio sociale e nella tutela della salute. Una presenza, la loro, che sta lasciando il segno nella Chiesa locale e nella società. «A causa di nuove richieste, nel 2019, abbiamo ristrutturato un piccolo edificio abbandonato nel Wen Qing Center come casa di apostolato, per commemorare la Gfci, e l’abbiamo chiamata “Casa di Minda”. Nel luglio 2021 abbiamo registrato il Minde Social Work Service Center nel distretto di Xincheng di Xi’an. L’abbiamo chiamato così in onore di Armida». MM
L’attenzione profetica per l’Oriente
«Osservando i fermenti di vita che lo Spirito Santo continua a suscitare nella Cina di oggi, l’intuizione che Armida Barelli ebbe all’inizio degli Anni 20 acquista una valenza profetica. Impegnando la Gioventù femminile di Azione Cattolica in un serio programma di consolidamento del tessuto ecclesiale e di potenziamento dell’opera di evangelizzazione in quella lontana e difficile missione, essa aveva gettato un seme prezioso che oggi porta i suoi frutti». Così padre Angelo Lazzarotto nel volume Armida Barelli. Spiritualità e impegno per l’Istituto Benedetto XV in Cina, uscito nel 1997 per O.R. (disponibile nella biblioteca Pime).