L’arresto del cardinale Joseph Zen, rilasciato poi su cauzione, getta ombre molto fosche sul futuro di Hong Kong, dove i margini di libertà e democrazia si restringono sempre più. L’amaro commento di Gianni Criveller, missionario del Pime e sinologo
«L’arresto del cardinale Joseph Zen addensa su Hong Kong altre nuvole nere e minacciose. Non potrà andare meglio nei prossimi mesi ed anni. Andrà molto peggio prima che possa andare meglio». È l’amaro commento di padre Gianni Criveller, missionario del Pime e sinologo che ha vissuto a lungo a Hong Kong. Secondo Criveller, che ha pubblicato un lungo commento sull’Agenzia AsiaNews, «lo schema del progressivo controllo da parte del regime era già stato attuato in Cina: prima eliminare i nemici politici; poi quelli economici; poi quelli culturali ed infine le religioni. Mesi e anni ancora più difficili attendono la Chiesa cattolica di Hong Kong».
La polizia ha arrestato il cardinale Zen, 90 anni, vescovo emerito della metropoli asiatica, ieri 11 maggioi 2022 e lo ha rilascito su cauzione alle 23 ora locale. il fermo sarebbe legato alla gestione del cosiddette Fondo 612 (che si riferisce al 12 giugno 2019), che era stato costituito per assistitere migliaia di manifestanti pro-democrazia coinvolti nelle proteste del 2019. Il Fondo è stato chiuso nell’ottobre 2021. L’indagine delle Forze dell’ordine si concentra sull’eventuale “collusione” del Fondo 612 con forze straniere, in violazione della draconiana legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nell’estate 2020.
Il cardinale, ricorda padre Criveller, è considerato la “la coscienza di Hong Kong”. È un uomo coraggioso, il padre nobile del movimento democratico, il leader di una intera comunità civile. Il suo arresto è un atto del tutto politico, dimostrativo, intimidatorio e oso dire, anche piuttosto disumano». «Si può arrestare – si interroga – un uomo di 90 anni che milioni di persone in tutto il mondo guardano con ammirazione e rispetto?».
Anche guardando al futuro, Criveller – che segue molto da vicino le vicende di Hong Kong – non è ottimista: «Ci sarà un processo, accuse odiose e mirate al discredito di una persona nobile e generosa. E non possiamo scordare che molti altri democratici rimangono in prigione per i loro ideali di libertà. L’arresto è avvenuto insieme con altri esponenti di rilievo del movimento democratico, tra cui tre donne di valore: Margaret Ng, Cyd Ho e Denise Ho».
Questo anche perché si inserisce in un processo politico che, dopo la discutibile leadership di Carry Lam, passa ora nelle mani del nuovo governatore John Lee, esplicita espressione del governo di Pechino. Anche l’arresto del cardinale appare come una sorte di infausto “biglietto da visita” del nuovo capo esecutivo, eletto con il 99% dei voti della speciale commissione elettorale lo scorso 8 maggio. «Lee – commenta Criveller – entrerà in carica solo il prossimo primo luglio, eppure si vuole far capire che comanda già lui, o meglio Pechino. Questo arresto clamoroso (si tratta pur sempre di un cardinale) credo abbia anche un non so che di dispetto verso Carrie Lam, la disastrosa governatrice che lo ha preceduto, ma che condivide con Zen la stessa fede cattolica».