Si era temuto il peggio, dopo l’aggressione a padre Piero Parolari, missionario del Pime, ferito gravemente da tre attentatori a Dinajpur. Ora si trova all’ospedale militare di Dhaka e non è in pericolo di vita. Ma pare che l’agguato fosse premeditato
Che sia stato un vero e proprio agguato è quasi certo. Ma è quasi certo anche che padre Piero Parolari, missionario del Pime aggredito questa mattina in Bangladesh, non è in pericolo di vita.
Sono notizie inquietanti e rassicuranti al tempo stesso quelle che arrivano da Dhaka, dove padre Michele Brambilla, superiore dei missionari del Pime in quel Paese, è all’ospedale militare della capitale, insieme a padre Piero, tuttora ricoverato in terapia intensiva.
«Il medico che lo ho visitato e che ha guardato le radiografie ci ha rassicurati – dice padre Brambilla -; padre Piero non è in pericolo di vita e pare che non debba essere operato. Attendiamo ora che facciano ulteriori esami e venga visitato dal chirurgo, anche per capire esattamente l’origine e l’entità del trauma».
Padre Brambilla conferma che Parolari è cosciente e reagisce a chi gli parla. È dolorante, stanco e frastornato, ricoperto di ematomi, ma è anche lucido. I medici escludono per il momento un’operazione chirurgica, mentre pare che verrà immediatamente sottoposto a una forte terapia antibiotica.
«In questo momento ci sentiamo rassicurati sulla salute di padre Piero – sostiene padre Michele -. Ed è questa la cosa più importante. Mentre sulla dinamica dell’agguato sappiamo ancora poco. Non sembra che sia opera di uno squilibrato, ma che gli attentatori fossero in tre. Dunque, probabilmente era una cosa premeditata e preparata».
Padre Parolari era solito recarsi all’ospedale St Vincent di Dinajpur in bicicletta, come racconta in questa recente intervista di Gerolamo Fazzini. Negli ultimi tempi gli era stato consigliato di non percorrere sempre lo stesso tragitto alla stessa ora. Ma le precauzioni non sono bastate a evitare l’agguato.
«Non ci sentivamo particolarmente in pericolo in questi ultimi tempi – sostiene padre Brambilla – e non c’erano stati allarmi precisi. Ma quello che è successo a padre Piero ci inquieta. Non sappiamo se lo hanno aggredito in quanto straniero o in quanto esponente delle Chiesa. Le indagini dovranno fare luce. Sappiamo però che la polizia ci ha raccomandato di non uscire di casa. È quello che ho chiesto di fare a tutti i nostri missionari. In questo momento dobbiamo essere un po’ prudenti, anche se nessuno di noi ha intenzione di lasciare il Paese».
Il Bangladesh è una delle più antiche missioni del Pime. Qui i primi padri arrivarono nel 1855, sessant’anni fa. Attualmente sono 29 e operano nelle diocesi di Dhaka, Dinajpur e Rajshahi, al servizio dei più poveri e bisognosi, soprattutto in ambito sanitario ed educativo, ma anche accanto alle popolazioni tribali e per la promozione del dialogo con l’islam. Un dialogo che continua nonostante tutto. La gran parte della popolazione, infatti, pratica un islam moderato, anche se negli ultimi tempi si sono rafforzate le correnti più integraliste e violente, come racconta questo articolo di Mondo e Missione.